La sesta ora del mattino cade come un sipario su un silenzio imbarazzante, rotto solo dal debole sole che si alza sulle colline di Misilmeri. La piazza principale, il cuore pulsante della cittadina, è animata da una folla in lacrime e in preda alla furia, tutte a volgere lo sguardo verso la chiesa di San Giovanni Battista. È là, nella calma reverente dell’edificio religioso, che si trova la salma della giovane Sara Campanella, l’universitaria destinata ad un tragico e prematuro destino.La cerimonia funebre iniziale si è svolta all’interno delle Anime Sante, un luogo di confort e speranza per le anime del luogo. È stato là che la comunità ha espresso il suo dolore e la sua rabbia, racchiudendo la sua tristezza dentro una salma immacolata. Ma oggi è tempo di omaggiare la memoria della sfortunata vittima in modo più solenne e significativo.I giovani, sparsi tra i partecipanti alla manifestazione, fanno sentire la loro voce nella lotta contro ogni forma di violenza. E’ una protesta silenziosa ma eloquente, come un richiamo che risuona in tutta la sua intensità attraverso la città: la maglietta bianca con le parole “No Violenza” scritte in nero sul retro è un simbolo di speranza e ribellione.Il coro delle voci si alza, un crescendo di passi che si muovono come una sola unità verso il cuore della piazza. In cima alla scalinata antistante la chiesa madre sventola una bandiera a mezz’asta; e mentre i presenti si raccolgono intorno al portale, in silenzio, nella chiesa il prete officia le ultime preghiere di commiato per la vittima.La cerimonia è un richiamo all’unità e alla speranza; la piazza della città, oggi è un luogo di dolore condiviso ma anche uno spazio dove la ribellione contro ogni forma di violenza trova voce.
Un’unità di dolore e speranza per Sara: la città si raccolse intorno alla chiesa, sventolando bandiere a mezz’asta e cantando un coro di protesta.
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