giovedì 4 Settembre 2025
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50° anniversario Niedda: a Ponte di Brenta, memoria e valori.

A Ponte di Brenta, Padova, si è rinnovato un atto di memoria solenne, cinquanta anni dopo la tragica perdita dell’appuntato Antonio Niedda, vittima dell’efferato atto terroristico perpetrato dalle Brigate Rosse.
La commemorazione, tenutasi nel luogo simbolo di quell’evento nefasto, ha visto la partecipazione del questore Marco Odorisio, del prefetto Giuseppe Forlenza, dell’assessore comunale alla Sicurezza Diego Bonavina, e soprattutto, dei familiari del poliziotto, testimoni diretti di un dolore che il tempo non riesce a lenire del tutto.

Il sacrificio di Antonio Niedda, un uomo in servizio, un padre, un marito, rappresenta una ferita ancora aperta nel tessuto sociale italiano, un monito incessante contro la violenza ideologica e la barbarie armata che, negli anni di piombo, insanguinarono il Paese.

Niedda, a soli trentadue anni, incarna il coraggio silenzioso e l’impegno quotidiano di quanti, con la divisa, si dedicano a garantire l’ordine e la sicurezza pubblica, spesso a costo della propria vita.
Il 4 settembre 1975, durante un controllo stradale di routine, Niedda, in coppia con il brigadiere Armando Dalla Pozza, si trovò di fronte a una Fiat 128 che si rivelò essere un’autentica trappola.
L’azione rapida e brutale di un brigatista, che senza preavviso scatenò una pioggia di proiettili, spezzò la vita del giovane poliziotto.

Il brigadiere Dalla Pozza, sopravvissuto all’agguato, con grande lucidità e coraggio, riuscì ad arrestare uno dei terroristi, contribuendo così a smantellare una cellula armata.
L’eredità di Antonio Niedda, tuttavia, va oltre l’atto eroico.

È un patrimonio di valori che si tramanda di generazione in generazione: il senso del dovere, la dedizione al prossimo, l’impegno per la legalità e la giustizia.

L’appuntato Niedda ha lasciato una moglie e due figli piccoli, che hanno dovuto affrontare un dolore immenso, ma che hanno trovato la forza di guardare al futuro, sostenuti dall’affetto della famiglia e dalla consapevolezza del sacrificio compiuto dal loro padre.

Il figlio Francesco, commosso, ha espresso il suo pensiero, sottolineando come il dolore, nel corso del tempo, si sia trasformato in forza e speranza, alimentato dalla fede e dal sostegno incondizionato dei suoi cari.
La sua testimonianza, carica di emozione, ha ricordato a tutti il significato profondo della memoria e l’importanza di onorare la figura di un uomo che ha dato la vita per difendere i principi fondamentali della nostra Costituzione.
La deposizione di una corona d’alloro ha concluso la cerimonia, un gesto simbolico per ricordare un eroe dimenticato da molti, ma mai dimenticato dalla sua famiglia e dai suoi colleghi.

Il suo esempio, come una fiaccola, continua ad illuminare il cammino verso una società più giusta e sicura.

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