L’indagine condotta dalla Squadra Mobile di Padova ha portato all’identificazione di un minorenne marocchino, quindici anni, come possibile responsabile dell’aggressione subita dalla giornalista Chiara Giannini, corrispondente del programma “Porta a Porta”, nel settembre scorso in prossimità della stazione ferroviaria.
L’episodio, che ha visto la giornalista colpita da una bottiglia durante un sopralluogo legato a un’altra aggressione – in quel caso, alla proprietaria di un bar di gestione cinese – solleva interrogativi complessi sulla sicurezza urbana, sulla marginalità giovanile e sulla gestione dei minori stranieri non accompagnati.
Il giovane, giunto in Italia meno di due anni fa, risulta essere stato affidato a una comunità di accoglienza, dalla quale si è ripetutamente allontanato, manifestando un percorso di inserimento sociale problematico.
Le segnalazioni di allontanamenti, culminate nella sera dell’aggressione alla giornalista, evidenziano una potenziale carenza di supporto e supervisione nel contesto della sua accoglienza.
Le autorità, il Questore Marco Odorisio in particolare, hanno già disposto una serie di misure restrittive nei suoi confronti, tra cui tre Daspo di diversa natura e un avviso orale, segno di una progressione nel suo comportamento deviante.
L’identificazione del minorenne è stata resa possibile grazie all’analisi dei filmati registrati dalla troupe televisiva durante l’aggressione, che ha permesso una comparazione facciale con database di giovani già noti alle forze dell’ordine per comportamenti violenti e atti di microcriminalità.
Il rintraccio è avvenuto in prossimità della stessa stazione, durante un controllo di polizia che ha portato al rinvenimento di quattro pasticche di ecstasy, occultate nel suo marsupio, aggravando ulteriormente la sua posizione.
A seguito dell’identificazione e della perquisizione, il minore è stato affidato nuovamente alla comunità di accoglienza, ma con l’aggiunta di nuove misure cautelari.
Gli agenti della Divisione Anticrimine, in presenza di un responsabile della comunità, hanno notificato al ragazzo un Divieto di Accesso a Determinati Luoghi (Dacur) esteso per cinque anni nella zona della stazione, un altro, di durata triennale, relativamente agli esercizi pubblici della stessa area, un Daspo fuori contesto di cinque anni, e un avviso orale.
Queste misure, pensate per prevenire ulteriori episodi di violenza e per limitare la sua capacità di interagire con ambienti a rischio, sono espressione di una strategia di controllo del territorio che mira a tutelare la sicurezza pubblica e a contrastare la criminalità minorile, ma che solleva anche interrogativi sull’efficacia di approcci repressivi a fronte di problemi sociali complessi come la marginalizzazione e la disintegrazione giovanile.
L’episodio, pertanto, richiede un’analisi a più ampio spettro, che coinvolga servizi sociali, scuole e comunità locali per affrontare le cause profonde del fenomeno.






