Un uomo di 73 anni lotta per la vita nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Arzignano, in provincia di Vicenza, vittima di una encefalite acuta che destano serie preoccupazioni nella comunità scientifica e sanitaria locale.
L’ipotesi più probabile, sebbene in attesa di conferme definitive fornite dal Dipartimento di Prevenzione Veterinaria e Sicurezza Alimentare (Zooprofilattico) di Padova, è che l’encefalite sia stata innescata dall’infezione da virus West Nile, trasmesso attraverso la puntura di zanzare infette.
Questo evento, che segna il primo caso di encefalite grave documentato nel territorio berico, solleva interrogativi sulla circolazione del virus West Nile nella regione Veneto e sulla sua potenziale capacità di causare malattie neurologiche anche in forme inaspettatamente aggressive.
Il virus, originario dell’Africa e del Medio Oriente, si è diffuso a livello globale, coinvolgendo zanzare, uccelli e, occasionalmente, esseri umani come ospiti accidentali.
La gravità della condizione clinica del paziente evidenzia la necessità di approfondire la comprensione del meccanismo patogenetico del virus West Nile.
L’encefalite, infatti, rappresenta una manifestazione neuroinvasiva del virus, caratterizzata da un’infiammazione del cervello che può portare a danni neurologici permanenti, coma e, in alcuni casi, decesso.
La risposta immunitaria dell’organismo gioca un ruolo cruciale nell’esito dell’infezione: in alcuni individui, la risposta è efficace e limita la diffusione virale, mentre in altri, può innescare una reazione infiammatoria eccessiva che danneggia il tessuto cerebrale.
La localizzazione geografica del paziente, nel Basso Vicentino, suggerisce una potenziale area di trasmissione del virus che merita un’attenta sorveglianza epidemiologica.
È fondamentale intensificare i monitoraggi delle popolazioni di zanzare, identificare eventuali focolai di infezione e implementare strategie di controllo vettoriale, come la disinfezione delle aree ad alto rischio e la sensibilizzazione della popolazione sull’importanza di misure preventive, ad esempio l’uso di repellenti e la rimozione di ristagni d’acqua dove le zanzare possono deporre le uova.
La vicenda sottolinea l’importanza di una risposta integrata tra le autorità sanitarie umane e veterinarie, data la natura zoonotica del virus.
Il monitoraggio degli uccelli selvatici, che fungono da serbatoi naturali del virus, è cruciale per valutare il rischio di trasmissione all’uomo.
La comunicazione efficace con la popolazione, fornendo informazioni chiare e concise sui rischi e sulle misure di prevenzione, è altrettanto importante per mitigare l’impatto potenziale dell’infezione.