L’aula giudicante veneziana, presieduta dalla giudice unica Carlotta Franceschetti, ha convalidato un accordo di patteggiamento che coinvolge l’ex assessore alla Mobilità del Comune di Venezia, Renato Boraso, segnando una tappa significativa nel complesso iter giudiziario scaturito dall’inchiesta denominata “Allestimenti”.
La decisione, che stabilisce una pena complessiva di tre anni e dieci mesi, unitamente a un risarcimento pecuniario di 308.000 euro, rappresenta una chiusura parziale di una vicenda intricata, costellata di accuse di corruzione e turbativa d’asta.
La somma pecuniaria, come sostenuto dall’accusa, corrisponde al presunto arricchimento illecito derivante da dodici episodi specifici di illecito, per i quali Boraso ha scelto di patteggiare, evitando così un processo più lungo e potenzialmente più oneroso.
L’accordo si colloca in un contesto di indagini ancora in corso, che vedono l’ex assessore ancora sotto inchiesta per presunte irregolarità relative al Palazzo Papadopoli e per ulteriori episodi di manipolazione delle procedure d’asta.
In questo filone principale, gli inquirenti hanno formulato richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del sindaco Luigi Brugnaro, del direttore generale del Comune, Morris Ceron, e di un vasto gruppo di imprenditori e dirigenti, il cui numero si aggira sui trentaquattro.
Parallelamente, la giudice Franceschetti ha accolto anche le richieste di patteggiamento avanzate dagli imprenditori Fabrizio Ormenese e Daniele Brichese, stabilendo rispettivamente una pena detentiva di due anni e nove mesi, unitamente a una sanzione pecuniaria di 27.000 euro, e una pena detentiva di tre anni e dieci mesi, con la confisca di 7.000 euro.
Queste decisioni testimoniano un tentativo di accelerare il processo giudiziario, minimizzando i tempi e i costi legali.
L’avvocato difensore di Boraso, Umberto Pauro, ha comunicato che, allo stato attuale, non è stata presentata istanza di applicazione della messa alla prova, né sono state avanzate richieste di revisione delle misure cautelari in atto, che prevedono, per Boraso, l’applicazione del regime dei domiciliari, a seguito di un periodo di detenzione carceraria durato tre mesi e mezzo, intercorso tra luglio e novembre 2024.
L’esito del patteggiamento, pur rappresentando una conclusione parziale, lascia aperte numerose questioni legate agli altri indagati e alla complessiva gravità delle accuse mosse, che coinvolgono figure di spicco dell’amministrazione comunale e del tessuto imprenditoriale locale.
L’inchiesta “Allestimenti” continua a rappresentare un nodo cruciale per comprendere le dinamiche di potere e le possibili deviazioni etiche che hanno caratterizzato la gestione di appalti e servizi pubblici a Venezia.