L’epidemia di chikungunya che interessa la provincia di Verona ha registrato, al 26 ottobre, un incremento significativo dei casi autoctoni, attestandosi a 62, di cui 50 con diagnosi microbiologica confermata.
L’emergenza si concentra principalmente nei territori di Sant’Ambrogio di Valpolicella e San Pietro in Cariano, aree che necessitano di interventi urgenti e mirati.
Questa situazione rientra in un quadro più ampio di attività sorveglianza regionale, volta a monitorare e contenere le malattie trasmesse da vettori, in particolare zanzare.
L’incidenza di chikungunya in Veneto, purtroppo, si inserisce in un contesto europeo che vede un aumento dei casi di arbovirosi, favorito da cambiamenti climatici che estendono l’habitat delle zanzare Aedes, specie vettrici principali di questo virus.
La trasmissione avviene esclusivamente tramite la puntura di zanzare infette, escludendo la possibilità di contagio interpersonale.
L’attuale risposta istituzionale prevede un piano di disinfestazione capillare, con trattamenti mirati ai siti di riproduzione delle zanzare, affiancato da campagne di sensibilizzazione rivolte alla popolazione, con l’obiettivo di promuovere comportamenti preventivi.
L’adozione di zanzariere, l’uso di repellenti, soprattutto durante le ore diurne, e l’eliminazione di qualsiasi accumulo d’acqua stagnante, come vasi, pneumatici o recipienti simili, rappresentano le azioni individuali più efficaci per ridurre il rischio di punture.
Parallelamente alla situazione di chikungunya, il Bollettino regionale evidenzia la persistenza di altre malattie trasmesse da vettori.
Il monitoraggio della febbre da West Nile rivela 89 casi totali, con un numero preoccupante di 35 casi di malattia neuroinvasiva.
L’encefalite virale da zecca, malattia spesso più grave, conta 19 casi confermati, mentre il Toscana virus, un arbovirus emergente, ha registrato 8 casi con diagnosi certa.
Inoltre, si segnalano 29 casi di Dengue, un’altra arbovirosi tropicale importata, e 7 ulteriori casi di chikungunya acquisiti all’estero, sottolineando la necessità di rafforzare i controlli sanitari e le misure di prevenzione per i viaggiatori internazionali.
L’intera situazione evidenzia la vulnerabilità del territorio veneto, e più in generale italiano, all’impatto di patologie infettive trasmesse da vettori, richiedendo un impegno costante nella sorveglianza epidemiologica, nella ricerca scientifica e nella promozione di strategie di prevenzione a lungo termine.
La comprensione dei meccanismi di trasmissione e la capacità di adattamento alle nuove sfide rappresentano elementi cruciali per la tutela della salute pubblica.