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martedì 11 Novembre 2025

Delfino a Venezia: Mimmo in Laguna, un Ospite Inatteso e Preoccupante

La laguna di Venezia, scrigno di storia e bellezza ineguagliabile, ospita un evento inatteso e carico di implicazioni ecologiche: la presenza prolungata di un esemplare di delfino comune ( *Tursiops truncatus* ).
Da luglio, ma con intensificazione a partire da ottobre, questo individuo, affettuosamente soprannominato “Mimmo” da alcuni, si aggira nelle acque del bacino di San Marco, un contesto ambientale in apparenza inadatto alla sua natura.
L’osservazione, pur non essendo del tutto inedita – i delfini occasionalmente entrano nelle lagune adriatiche – desta particolare preoccupazione per la sua persistenza in un’area caratterizzata da un elevatissimo traffico nautico, un rumore continuo e una densità di imbarcazioni eccezionale.
La sua comparsa ha generato un’ondata di attenzione da parte di residenti, turisti e, soprattutto, di esperti e associazioni ambientaliste.

Sebbene il Museo di Storia Naturale di Venezia assicuri che l’animale appaia in buone condizioni e che i monitoraggi indichino uscite verso il mare aperto, escludendo un’eventuale condizione di “prigionia”, il rischio di lesioni derivanti dall’impatto con le eliche rappresenta una seria minaccia.
La necessità di interventi di manovra urgenti da parte di vaporetti e imbarcazioni private testimonia la precarietà della situazione.

La popolarità dell’avvistamento ha innescato comportamenti problematici: un recente flash mob, seguito da una raccolta firme, riflette la crescente richiesta di un intervento per “salvare” il delfino, riportandolo in un ambiente più consono.

L’afflusso di imbarcazioni, alcune dedicate esclusivamente alla sua osservazione e al trasporto di turisti, aggrava ulteriormente lo stress sull’animale, alimentando un fenomeno di “dolphin watching” incontrollato e potenzialmente dannoso.
Di fronte a questa dinamica, le autorità e gli esperti hanno elaborato un protocollo di comportamento, un “vademecum” per un approccio responsabile e rispettoso.

Si raccomanda una distanza minima di 50 metri, l’evitare manovre brusche e la sospensione di qualsiasi forma di interazione, inclusa l’offerta di cibo.

Quest’ultima pratica, in particolare, è considerata pericolosa in quanto potrebbe alterare il comportamento naturale del delfino, inducendolo a dipendere dall’uomo e a perdere la capacità di procacciarsi il cibo autonomamente.
L’ipotesi più plausibile per la sua presenza in laguna è legata alla ricerca di risorse alimentari.

Il progressivo abbassamento delle temperature, tipico dell’autunno, potrebbe aver spinto i banchi di pesci, principale fonte di nutrimento del delfino, a spostarsi verso acque più profonde e aperte del mare Adriatico.

L’individuo, seguendo i suoi predatori, si è ritrovato intrappolato in un ambiente confinato e stressante.

Gli avvistamenti si estendono ora da San Marco a Punta della Dogana, Giudecca e Lido.

In caso di difficoltà o segni di lesioni, è fondamentale segnalare immediatamente la presenza all’attenzione della Guardia Costiera o del Centro di Recupero Tartarughe Marine (CERT), garantendo così l’intervento tempestivo di personale qualificato.
La tutela di questo ospite inatteso richiede un impegno collettivo, basato sulla conoscenza, il rispetto e la consapevolezza dell’importanza di preservare l’equilibrio fragile dell’ecosistema lagunare.

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