La sentenza definitiva emessa dalla Corte d’Assise di Padova ha sancito la condanna all’ergastolo per Erik Zorzi, 43 anni, per un caso di cronaca nera che ha profondamente scosso la comunità di Abano Terme.
L’uomo è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio premeditato di Nicoleta Rotaru, la sua ex compagna, avvenuto nella notte tra il 19 e il 20 agosto 2023.
La vicenda, inizialmente percepita come un tragico suicidio, ha subito una drammatica svolta grazie all’instancabile impegno dei legali che rappresentano i familiari della vittima e alla cruciale scoperta di un’audio-registrazione clandestina.
L’audio, captato in maniera inaspettata da Rotaru attraverso il proprio cellulare, ha fornito una prova inconfutabile che ha demolito la ricostruzione di un gesto volontario.
La registrazione, ora elemento cardine del processo, rivelava dettagli inquietanti e minacce esplicite pronunciate da Zorzi, dissipando ogni dubbio sulla natura violenta della sua azione.
Questo elemento inedito ha permesso di riaprire le indagini, inizialmente archiviate sulla base di un’apparente coerenza con la versione del suicidio.
L’arresto di Zorzi avvenne solo a marzo 2024, a distanza di quasi sette mesi dall’omicidio, a testimonianza della complessità dell’indagine e delle difficoltà iniziali nell’ottenere una riqualificazione del fatto.
La decisione dei giudici di inviare gli atti alla Procura Generale della Corte d’Appello di Venezia sottolinea l’importanza di un esame approfondito dell’operato delle forze dell’ordine, in particolare dei carabinieri di Abano e Montegrotto.
Si tratta di verificare se, nella fase iniziale delle indagini, siano state trascurate o sottovalutate delle circostanze che avrebbero potuto indirizzare le investigazioni verso la pista dell’omicidio.
La vicenda solleva questioni delicate riguardanti i protocolli di indagine in casi di sospetto suicidio, l’importanza di preservare le prove digitali e la necessità di un approccio critico e attento in situazioni in cui emergono incongruenze o elementi contrastanti.
L’audio ritrovato rappresenta un esempio emblematico di come la tecnologia, paradossalmente, possa fornire strumenti decisivi per la ricerca della verità e per l’ammissione di colpe, in un contesto in cui le apparenze possono ingannare e le dinamiche relazionali possono nascondere abusi e violenza.
La sentenza, pur non cancellando il dolore per la perdita di Nicoleta Rotaru, offre un barlume di giustizia e la speranza che simili tragedie possano essere evitate in futuro.








