Giovani a rischio: malessere, paure e campanelli d’allarme.

La realtà contemporanea ci presenta un quadro inquietante: una gioventù segnata da un profondo malessere, che si manifesta attraverso una varietà di sintomi preoccupanti.

Non si tratta di una semplice fase adolescenziale, ma di un disagio strutturale che si traduce in fatiche emotive, fragilità psicologica e spirituale, con conseguenze tangibili come episodi di violenza, aggressività, bullismo e, in casi estremi, autolesionismo e suicidio.
I dati sociologici e le statistiche, che evidenziano un aumento allarmante dei disturbi d’ansia e depressivi in età giovanile, e il tragico primato del suicidio come causa di morte tra i giovani europei e italiani, impongono una riflessione urgente e un intervento concreto.

Come sottolineato dal Vescovo di Padova, Monsignor Cipolla, questa emergenza non può essere ignorata né affrontata in modo isolato.
Il disagio giovanile, che si è manifestato in città con episodi che hanno catturato l’attenzione dei media, è un campanello d’allarme per l’intera comunità.
Interrogazioni profonde si impongono a istituzioni – Chiesa, scuole, amministrazioni pubbliche, forze dell’ordine – e a ciascuno di noi, come individui e famiglie.
È necessario un ascolto attento e compassionevole per comprendere le radici di questo malessere e individuare percorsi di aiuto e sostegno.
Le cause sono molteplici e complesse, intrecciate in una rete di fattori culturali, sociali ed economici.
L’onnipresenza dei social media, con la loro pressione costante all’immagine e alla performance, contribuisce a generare insicurezze e sentimenti di inadeguatezza.
La carenza di tempo di qualità nelle famiglie, spesso sopraffatte da ritmi lavorativi frenetici, impoverisce le relazioni affettive e ostacola lo sviluppo di un solido senso di appartenenza.
L’esperienza traumatica della pandemia ha amplificato i sentimenti di isolamento e incertezza, mentre l’abuso di sostanze psicoattive rappresenta un tentativo distorto di anestetizzare il dolore e di fuggire dalla realtà.
Il declino dei valori civici, la perdita di fiducia nelle istituzioni e la crescente polarizzazione sociale alimentano un senso di disorientamento e impotenza.

La sfida, come indicato dal Vescovo, risiede nella capacità degli adulti, delle agenzie educative e delle istituzioni di reinventare il dialogo con questa generazione fragile, alla ricerca di un’identità solida e perseguitata dalla paura del fallimento.

È imperativo abbandonare approcci paternalistici e imporre modelli preconfezionati, per abbracciare un ascolto attivo e un confronto autentico.
È necessario riscoprire il valore della testimonianza, l’importanza di trasmettere coraggio e speranza, come evidenziato dalle parole di Romano Guardini: “La vita viene destata ed accesa dalla vita”.
Educare significa, in definitiva, donare ai giovani la capacità di affrontare le sfide del futuro con resilienza e ottimismo, offrendo loro non risposte preconfezionate, ma gli strumenti per elaborare il proprio percorso di crescita personale e civile.

La fiducia, un bene prezioso che sembra sempre più fragile, deve essere ricostruita con pazienza e dedizione, un passo alla volta.

- pubblicità -
- Pubblicità -
- pubblicità -
Sitemap