L’avvento dell’intelligenza artificiale (IA) sta aprendo orizzonti inesplorati per la conservazione e la fruizione del patrimonio culturale, offrendo strumenti rivoluzionari per superare le sfide legate alla sua frammentarietà e alla complessità della sua interpretazione.
Immaginate la possibilità di svelare i segreti custoditi nei manoscritti medievali dell’Archivio di Stato di Venezia, decifrando calligrafie elaborate e cancellazioni secolari grazie a sofisticati algoritmi di riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) potenziati dall’IA.
O, ancora, la possibilità di interpretare le intricate incisioni presenti sulle tavolette cuneiformi, un vero e proprio enigma per i paleografi di tutto il mondo, trasformando dati altrimenti inaccessibili in conoscenza.
Questa visione si concretizza con l’inaugurazione del Center for Cultural Heritage Technology (Ccht), un centro di eccellenza ospitato nel Campus di H-Farm a Roncade (Treviso), parte integrante della rete istituzionale dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova.
Il Ccht non è semplicemente un laboratorio, ma un ecosistema multidisciplinare dove ingegneri, chimici, fisici, esperti di discipline artistiche e informatici collaborano per sviluppare soluzioni innovative che integrano le più avanzate tecnologie digitali con le esigenze specifiche del settore culturale.
La struttura, estesa su una superficie di circa 600 metri quadrati, ospita un team di trenta professionisti altamente specializzati, dedicati alla ricerca e sviluppo di applicazioni innovative.
Il focus del Ccht si estende ben oltre la semplice digitalizzazione e trascrizione di documenti storici.
Il centro mira a creare strumenti intelligenti per l’analisi e l’interpretazione del patrimonio culturale, combinando competenze provenienti da diversi campi del sapere.
Un aspetto cruciale dell’attività del Ccht è il suo impegno nella lotta al traffico illecito di beni culturali.
Attraverso un ambizioso progetto di “Art-Crime Intelligence”, il centro raccoglie e analizza dati provenienti da fonti online, costruendo un database centralizzato e accessibile alle forze dell’ordine.
Questo sistema permette di monitorare le attività di trafficanti e recuperare opere d’arte rubate, fornendo alle autorità uno strumento potente per prevenire e contrastare i reati contro il patrimonio artistico.
Parallelamente, il Ccht sviluppa tecnologie avanzate per l’analisi di immagini satellitari, con l’obiettivo di individuare nuovi siti archeologici ancora sepolti sotto la vegetazione o sommersi dalle sabbie del tempo.
Questi algoritmi, capaci di riconoscere anomalie topografiche e variazioni nella copertura del suolo, permettono di focalizzare le risorse di scavo in aree di particolare interesse, accelerando le scoperte e contribuendo a ricostruire la storia del nostro pianeta.
Il lavoro del Ccht rappresenta un ponte tra il passato e il futuro, un esempio virtuoso di come l’innovazione tecnologica possa essere al servizio della cultura e della memoria collettiva.