sabato 2 Agosto 2025
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Mogliano Veneto: 5.000 Euro a Rosario, fiorista simbolo, scatta la polemica.

L’immagine di Rosario, figura familiare nel tessuto urbano di Mogliano Veneto, si è infranta contro la rigidità di una sanzione esemplare: una multa di 5.000 euro imposta dalla Polizia Locale.
L’uomo, noto per il suo commercio ambulante di fiori, attività che arricchisce di colore e profumo i locali della cittadina al confine tra Treviso e Venezia, si è visto protagonista di un episodio che solleva interrogativi complessi sulla gestione delle attività marginali e l’applicazione delle normative fiscali.

L’accaduto, verificatosi sabato scorso intorno alle ore 22:00 dinanzi ad una caffetteria del centro, ha generato un’ondata di sconcerto e solidarietà tra i residenti e i commercianti locali.
La motivazione ufficiale fornita dall’amministrazione comunale, attraverso il vicesindaco leghista Leonardo Muraro, fa riferimento alla presunta mancanza di certificazioni fiscali in possesso di Rosario.

Tale motivazione, pur essendo formalmente corretta dal punto di vista legale, appare distante dalla percezione comune che l’uomo suscita: quella di una figura marginale, un elemento di vivacità e tradizione che contribuisce, a suo modo, al decoro urbano.
La vicenda si colloca in un contesto più ampio, quello delle attività economiche informali e del loro rapporto con l’amministrazione pubblica.
Se da un lato è innegabile la necessità di garantire il rispetto delle normative fiscali e la lotta all’evasione, dall’altro occorre considerare le implicazioni sociali ed economiche che una sanzione così elevata può comportare per individui vulnerabili come Rosario.

La sua attività, probabilmente legata a risorse limitate e a una rete di relazioni personali, rappresenta un piccolo ingranaggio in un sistema complesso che va oltre la semplice verifica della documentazione.
L’episodio ha scatenato un dibattito pubblico, amplificato dalla rapida mobilitazione sui social media, dove è stata indetta una colletta per sostenere Rosario.

La vicenda suggerisce una riflessione sull’approccio adottato dalle istituzioni locali, forse troppo rigido e privo di sensibilità umana.

Fonti interne riferiscono di un incontro a porte chiuse all’interno del comune, presumibilmente per discutere le conseguenze dell’accaduto e valutare eventuali azioni correttive.

Questa segretezza alimenta il sospetto di una gestione opaca e di una mancanza di volontà a mediare in una situazione potenzialmente risolvibile attraverso un dialogo costruttivo.

L’intera vicenda, al di là della sanzione pecuniaria, mette in luce la necessità di ripensare il rapporto tra amministrazione, economia informale e comunità locale, ricercando soluzioni che concilino il rispetto della legalità con la tutela della dignità e delle tradizioni.

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