L’avvento dell’era digitale ha inaugurato un’ubiquità senza precedenti di dispositivi di rilevamento miniaturizzati.
Da braccialetti fitness a indumenti intelligenti, questi sensori, ormai integrati nella nostra quotidianità, tracciano costantemente un ventaglio di parametri fisiologici, aprendo prospettive inedite per il monitoraggio della salute umana.
Un’équipe di ricerca dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, leader in questo campo, ha esteso la propria expertise al regno vegetale, inaugurando un approccio innovativo che ha trovato espressione nell’installazione artistica “City of Plants” presentata alla Biennale di Venezia 2025, frutto della collaborazione con lo studio Mad.
“City of Plants” si configura come un’esperienza immersiva che fonde arte, scienza e tecnologia, invitando il pubblico a riflettere sull’interconnessione tra architettura, natura e l’impatto della presenza umana.
Al centro di questa sinergia, i biosensori giocano un ruolo cruciale, trasformando la percezione del rapporto tra uomo e ambiente.
La tecnologia dei sensori indossabili, consolidata per il monitoraggio delle funzioni vitali umane – frequenza cardiaca, capacità respiratoria, temperatura corporea, mobilità articolare – è stata riadattata per intercettare i segnali emessi dalle piante.
Contrariamente a una visione passiva, il mondo vegetale comunica attraverso segnali biochimici ed elettrici, una forma di linguaggio finora in gran parte inesplorata.
I biosensori, posizionati strategicamente all’interno di teche climatizzate in prossimità delle piante, traducono questi segnali in un linguaggio comprensibile, creando un dialogo in tempo reale tra l’opera d’arte, l’ambiente e i visitatori.
I sensori, caratterizzati da elevata sensibilità, leggerezza e trasparenza, rilevano variazioni ambientali legate allo stato di salute delle piante – livelli di umidità, concentrazioni di gas disciolti, attività elettrica – che vengono poi convertite in stimoli sensoriali, in particolare suoni e luci, modificando dinamicamente l’atmosfera dell’installazione.
Un ulteriore strato di interattività è creato da sensori vibrazionali che rilevano il contatto dei visitatori con la ghiaia, trasformando le loro azioni in suoni ambientali.
Il progetto, nato dall’iniziativa e dalla passione dei ricercatori dell’Università Campus Bio-Medico, riflette un approccio interdisciplinare e un’apertura alla collaborazione, estendendosi al di là dei confini accademici.
L’utilizzo di fibre ottiche, una tecnologia già ampiamente sperimentata nella realizzazione di dispositivi wearable e sistemi di misurazione biomedica, ha permesso di raggiungere un’accuratezza e una sensibilità senza precedenti.
Questo know-how, maturato nel campo della biomedicina, offre una prospettiva inedita nell’osservazione e nella comprensione del mondo vegetale.
La ricerca si spinge oltre il semplice monitoraggio, aspirando a svelare informazioni utili per l’agricoltura di precisione e la gestione sostenibile delle risorse ambientali.
L’analisi dei dati raccolti potrebbe fornire indizi precoci su stress idrici, carenze nutrizionali o attacchi di patogeni, aprendo la strada a interventi mirati e tempestivi.
In definitiva, l’applicazione dei biosensori al mondo vegetale non solo arricchisce l’esperienza artistica, ma contribuisce a costruire un futuro in cui tecnologia e natura coesistono in armonia, promuovendo una comprensione più profonda e consapevole del nostro pianeta.