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venerdì 31 Ottobre 2025

Pipistrelli e Coronavirus: rischio spillover negli allevamenti suinicoli italiani

I pipistrelli, creature enigmatiche e cruciali per la salute degli ecosistemi, si configurano come serbatoi naturali di una vasta gamma di coronavirus (CoV).
La preoccupazione crescente risiede nel potenziale di evoluzione di questi virus, generando ceppi in grado di infettare con gravità l’uomo e altre specie animali, come dimostrato dalla comparsa del SARS-CoV-2 e del virus della diarrea epidemica suina.

Comprendere i meccanismi e i fattori che agevolano il cosiddetto “spillover” – il trasferimento di virus da pipistrelli ad altre specie – rappresenta una sfida scientifica urgente.

Un’indagine multidisciplinare, condotta dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie in collaborazione con università di prestigio (La Sapienza di Roma, Padova, Bari, Sussex, Regno Unito) e la Coop.

STERNA di Forlì, ha focalizzato l’attenzione sugli allevamenti suinicoli del Nord Italia, aree potenzialmente critiche per la diffusione e la ricombinazione virale.

Questi allevamenti, spesso densamente popolati e intensivi, possono involontariamente creare condizioni favorevoli per la trasmissione di agenti patogeni.
L’approccio adottato ha integrato tecniche avanzate di bioacustica e virologia.

Il monitoraggio bioacustico, condotto in quattordici allevamenti del Triveneto, ha permesso di identificare la presenza di otto specie di pipistrelli, con particolare abbondanza di *Pipistrellus kuhlii*, *Pipistrellus pipistrellus* e *Harpiocephalus savii*.
L’analisi del paesaggio circostante e delle caratteristiche strutturali degli allevamenti ha rivelato che la presenza di elementi attrattivi per gli insetti (e quindi per i pipistrelli che se ne nutrono) influenza significativamente l’attività di questi ultimi, più di quanto faccia la ricchezza dell’habitat naturale.
Parallelamente, le indagini virologiche hanno isolato e sequenziato tre nuove specie di coronavirus, trovate in esemplari di *P.
kuhlii* e *H.
savii*.
Questi risultati sottolineano la diversità genetica dei virus circolanti tra i pipistrelli e la necessità di un monitoraggio costante.

L’identificazione di due specie distinte di CoV all’interno di colonie di *P.

kuhlii*, spesso situate direttamente all’interno degli allevamenti, evidenzia un rischio concreto di trasmissione.

La presenza dei virus è stata riscontrata durante tutto il periodo di attività dei pipistrelli, con picchi in primavera e in estate, e suggerisce una possibile condivisione tra specie diverse, aumentando la probabilità di eventi di ricombinazione genetica.
Le analisi filogenetiche suggeriscono che i suini potrebbero essere esposti ad almeno otto specie distinte di CoV, ampliando lo spettro del potenziale rischio infettivo.

Paradossalmente, gli allevamenti suinicoli, sebbene rappresentino un focolaio potenziale di trasmissione virale, possono anche fungere da rifugio per i pipistrelli in paesaggi agricoli intensivi, dove questi ultimi svolgono un ruolo ecologico importante, contribuendo al controllo degli insetti dannosi e alla riduzione dell’uso di pesticidi.
Tuttavia, l’indagine ha evidenziato preoccupanti lacune nelle pratiche di biosicurezza, come la mancanza di barriere fisiche per impedire il contatto diretto tra pipistrelli e suini e una scarsa uniformità nell’applicazione delle misure di controllo.
Rafforzare queste misure, unitamente a un monitoraggio continuo della circolazione dei virus e un’approfondita ricerca sui fattori di rischio, è essenziale per mitigare il rischio di spillover e proteggere sia la salute animale che quella umana.
La comprensione del complesso rapporto tra pipistrelli, suini e coronavirus richiede un approccio olistico, che integri conoscenze ecologiche, virologiche e pratiche di gestione degli allevamenti.

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