martedì 5 Agosto 2025
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Ponti: voci e speranze dal carcere di Venezia

Il secondo numero di “Ponti”, il periodico realizzato all’interno della casa circondariale Santa Maria Maggiore di Venezia e promosso dall’associazione Il Granello di Senape, si configura come un’indagine complessa e profondamente umana sulle dinamiche del disagio carcerario, con particolare attenzione al fenomeno del suicidio.
Più che una mera cronaca, il giornale offre uno spazio di riflessione, testimonianza e, soprattutto, di speranza, attraverso la voce di chi vive quotidianamente il sistema penitenziario e di coloro che vi operano.

L’argomento centrale, il dramma dei suicidi in carcere, è affrontato con sensibilità e rigore, cercando di sviscerare le cause profonde che conducono a gesti estremi.
Il numero non si limita a presentare dati statistici o analisi sociologiche, ma dà voce alle esperienze personali, ai vissuti interiori di detenuti e operatori, offrendo una prospettiva multiforme che invita a una comprensione più ampia del problema.

Si tratta di un tentativo di rompere il silenzio che spesso avvolge le carceri, di creare un ponte tra l’esterno e un mondo spesso percepito come impermeabile e distante.

Oltre all’analisi del suicidio, “Ponti” dedica ampio spazio ad altre problematiche cruciali che affliggono la popolazione carceraria.

Un servizio inchiesta denuncia le pratiche commerciali vessatorie legate al cosiddetto “servizio del sopravvissuto”, che impongono costi elevati per l’acquisto di beni di prima necessità, aggravando ulteriormente la condizione di vulnerabilità dei detenuti.
L’intervista a Ferdinando Ciardiello, educatore con decenni di esperienza alle spalle, offre una prospettiva storica e una riflessione sul cambiamento (o sulla mancanza di esso) nel sistema penitenziario.
Il giornale celebra anche iniziative positive che dimostrano come la riabilitazione e l’integrazione siano possibili.

Il laboratorio di genitorialità, ad esempio, rappresenta un intervento mirato a supportare i padri detenuti nel loro percorso di crescita personale e nella costruzione di un rapporto significativo con i propri figli.

Il progetto “Way Out”, che ha permesso a detenuti di partecipare attivamente alle feste popolari della città, simboleggia un tentativo di abbattere le barriere sociali e di favorire un senso di appartenenza alla comunità.

Gli editoriali, firmati dal Cnel (in merito all’accordo “Recidiva Zero”) e dal cappellano don Massimo Cadamuro, sollevano questioni fondamentali sul futuro del sistema penitenziario, interrogandosi sulla possibilità di una società che sappia affrontare la devianza non attraverso la mera punizione, ma attraverso la rieducazione e l’inclusione.

Don Massimo, in particolare, pone il problema radicale di una visione alternativa alla detenzione, auspicando una società in grado di offrire alternative alla carcerazione come strumento di risarcimento e reinserimento sociale.
Il giornale, distribuito gratuitamente in formato cartaceo a tutta la popolazione carceraria e disponibile in formato digitale sul sito web dell’associazione e via email, si propone come uno strumento di comunicazione, sensibilizzazione e dialogo, con l’obiettivo di promuovere una cultura della legalità, della giustizia e della speranza all’interno e all’esterno delle mura carcerarie.
Si tratta di un’azione concreta per favorire una maggiore comprensione delle complessità del mondo carcerario e per stimolare un dibattito pubblico costruttivo sulle politiche penali.

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