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domenica 9 Novembre 2025

Ricandidature bloccate: un limite alla volontà popolare?

L’attuale dibattito sull’impossibilità di ricandidature per alcune figure apicali, in particolare sindaci e presidenti di Regione, solleva interrogativi profondi sul principio di continuità amministrativa e sulla volontà popolare.

La mia scelta di non concorrere per un ulteriore mandato in Veneto, pur in presenza di un consenso elettorale significativo, non è un atto di opportunismo personale, ma un’affermazione del mio dissenso verso una norma che appare incongrua e profondamente limitativa.

La restrizione imposta a queste specifiche cariche, a differenza di tutte le altre posizioni di rilievo all’interno dello Stato – dal Presidente della Repubblica ai ministri, passando per i parlamentari e i consiglieri regionali – appare priva di una logica persuasiva.
Si tratta di una peculiarità legislativa che, in maniera quasi cerimoniosa, interrompe l’azione di amministratori eletti direttamente dal corpo elettorale.

Questa limitazione, in sostanza, priva il Paese della possibilità di avvalersi di competenze consolidate e di una conoscenza approfondita del territorio, elementi cruciali per affrontare le sfide complesse che caratterizzano la gestione pubblica.
Il principio della democrazia rappresentativa dovrebbe, per sua natura, garantire la massima espressione della volontà popolare, consentendo agli elettori di confermare o revocare il proprio voto sulla base dei risultati ottenuti.
Impedire la ricandidatura di chi ha dimostrato di essere efficace e apprezzato dal proprio elettorato rappresenta un’inversione di questa dinamica fondamentale.

Si tratta di una questione che trascende la mera contingenza politica.
Riguarda il modo in cui intendiamo configurare il nostro sistema democratico, bilanciando l’esigenza di un ricambio generazionale con la necessità di garantire la stabilità e l’efficienza dell’azione amministrativa.
La soluzione, a mio avviso, risiede nell’eliminazione di questa restrizione artificiale, restituendo agli elettori la piena libertà di scelta e permettendo alle istituzioni di beneficiare della continuità di chi ha dimostrato di essere all’altezza del proprio ruolo.
È un atto di fiducia nei confronti del corpo elettorale e un passo verso un sistema politico più equo e funzionale.

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