Sgombero e Demolizione del Bocciodromo: Fine di un’Era a Vicenza

L’alba di una nuova giornata ha segnato la fine di un capitolo nella storia urbana di Vicenza, con l’esecuzione dello sgombero e la successiva demolizione del Bocciodromo, un tempo fulcro di aggregazione sociale e oggi teatro di una complessa disputa tra istituzioni e movimento antagonista.

La struttura, situata in via Rossi, aveva assunto negli ultimi mesi la funzione di presidio di resistenza, attrattiva per attivisti provenienti da diverse aree geografiche, tra cui figure chiave del movimento No Tav, che ne avevano fatto un simbolo di lotta.

In preparazione all’intervento delle forze dell’ordine, gli occupanti avevano eretto un intricato sistema di fortificazioni improvvisate, un labirinto di lamiere corrugate, reti metalliche e pneumatici, culminante in postazioni di osservazione rudimentali, un chiaro segnale della determinazione a opporsi allo sgombero.

L’area attorno all’edificio era stata trasformata in un campo di battaglia simbolico, un palcoscenico di contestazione urbana.
Al sopraggiungere della polizia, circa un centinaio di manifestanti si erano assiepati attorno al Bocciodromo, sfidando l’ordine di evacuazione.

La resistenza, pacifica ma inflessibile, si è manifestata con una forma di opposizione passiva, costringendo gli agenti a procedere con la rimozione degli occupanti uno ad uno, coadiuvati dai vigili del fuoco.
La fase più delicata dell’operazione ha visto l’intervento dei reparti anti sommossa per liberare i circa trenta individui che si erano trincerati all’interno dell’edificio.

L’utilizzo di lacrimogeni, una scelta che ha generato immediate polemiche e sollevato interrogativi sulla proporzionalità della risposta delle forze dell’ordine, ha permesso di superare la resistenza e allontanare i manifestanti.
La reazione degli antagonisti non è mancata: l’uso di fumogeni e il lancio di oggetti, seppur di scarsa pericolosità come frutta ammaccata, hanno rappresentato un tentativo di contrastare l’azione delle forze dell’ordine e di mantenere viva la tensione.

Dopo un’ora di confronto, gli occupanti si sono ritirati in un’area verde limitrofa, abbandonando temporaneamente il controllo del Bocciodromo.
Una volta garantita la completa liberazione dell’edificio, sigillato da un cordone di polizia, sono iniziate le operazioni di demolizione, un processo che si protrarrà nei giorni a venire e che segnerà definitivamente la scomparsa di un luogo simbolo di aggregazione e contestazione.

L’evento solleva interrogativi profondi sul diritto alla casa, l’uso degli spazi urbani e i limiti dell’azione delle forze dell’ordine in situazioni di conflitto sociale, lasciando un’eredità complessa di ricordi, polemiche e interrogativi aperti.

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