L’inquietudine serpeggia tra le vie di Susegana, un comune trevigiano scosso da una recente ondata di furti che hanno minato il senso di sicurezza dei suoi abitanti.
In risposta a questa crescente apprensione, una risposta inusuale si è materializzata: uno striscione plastificato, un cartello improvvisato ma carico di significato, affisso lungo la recinzione di una residenza privata.
L’immagine, potente e provocatoria, combina il simbolismo del Leone di San Marco, emblema della storia e dell’identità veneta, con la rappresentazione iconica di un’arma da fuoco.
L’iniziativa, promossa dal consigliere comunale Michele Perencin, riflette un sentimento di frustrazione e un tentativo di riprendere il controllo, anche attraverso mezzi non convenzionali.
Il testo che accompagna le immagini è diretto e senza compromessi: “Si avvisano i signori ladri che nel quartiere non c’è più nulla da rubare, lo avete passato in lungo e in largo.
Si avvisa anche che ci stiamo attrezzando, a buon intenditor poche parole.
“L’affermazione – “non c’è più nulla da rubare” – suggerisce non solo un’azione di deterrenza, ma anche un cambio di strategia da parte dei residenti.
L’allusione a “ci stiamo attrezzando” lascia intendere un potenziamento delle misure di sicurezza, che potrebbero includere sistemi di allarme, telecamere di sorveglianza o, più in generale, una maggiore collaborazione e vigilanza da parte della comunità.
Perencin, comunicando tramite i social media, ha sottolineato che l’azione è stata concordata con i residenti, evidenziando un sentimento condiviso di insicurezza e un desiderio di agire in modo proattivo.
L’episodio solleva interrogativi complessi riguardo al ruolo della comunità nella gestione della sicurezza, ai limiti dell’autotutela e all’efficacia di messaggi così espliciti e potenzialmente intimidatori.
Il gesto, pur comprensibile nel contesto di un diffuso disagio sociale, apre un dibattito sulla legittimità di tali forme di espressione e sulle possibili ripercussioni legali e sociali che ne conseguono.
La vicenda si configura come un sintomo di una più ampia crisi di fiducia nelle istituzioni e un’espressione di crescente preoccupazione per la sicurezza personale e comunitaria, particolarmente accentuata in contesti rurali o periferici dove il rapporto con le forze dell’ordine può risultare più distante.
L’iniziativa, per quanto controversa, ha acceso i riflettori su un problema diffuso, stimolando un dibattito necessario per trovare soluzioni più efficaci e sostenibili per garantire la sicurezza e la tranquillità dei cittadini.