La montagna, custode silente di paesaggi mozzafiato e di sfide incessanti, ha restituito con amarezza il corpo di P.
F.
, un bellunese di 59 anni, esperto escursionista e frequentatore assiduo delle sue impervie vette.
La scomparsa, avvenuta durante un’escursione solitaria dal Pian de Fontana al Pramperet, ha innescato una complessa operazione di ricerca e soccorso, che ha visto convergere le forze del soccorso alpino di Longarone, della Guardia di finanza di Cortina e Auronzo, dei Vigili del fuoco e dei Carabinieri.
La vicenda si è dipanata in un quadro di incertezza, alimentata dalla solitaria partenza dell’uomo, che aveva lasciato una traccia del suo presunto percorso, delineando due possibili itinerari: l’ascensione alle Cime dei Bachet, con la sfida di individuare un passaggio alpinistico, oppure l’attraversamento del Viaz del Tita.
L’auto dell’escursionista, parcheggiata come da lui indicato in Val del Grisol, fornì un punto di partenza concreto per le ricerche.
Durante la notte, una squadra si è addentrata nella Costa dei Nas, seguendo le indicazioni fornite dall’ultima cella telefonica agganciata, localizzata in una zona elevata, oltre i 1.700 metri.
Il ritrovamento di una cella telefonica libera e irraggiungibile suggeriva che, in quel momento, l’uomo si trovasse in una posizione isolata e priva di copertura.
La testimonianza della gestrice del Rifugio Pian de Fontana, che lo aveva visto passare al mattino alle 9.30 con l’intenzione di raggiungere le Cime dei Bachet, confermava la sua rotta.
L’impiego dell’elicottero della Guardia di finanza, equipaggiato con tecnologia Imsi Catcher per localizzare segnali radio, ha permesso un sorvolo mirato che ha portato all’individuazione del corpo in un canale a 1.900 metri di altitudine, sul versante meridionale delle Cime dei Bachet.
La caduta, presumibilmente dovuta a uno scivolamento su terreno ripido, ha comportato una discesa di circa cento metri.
Le operazioni di recupero, condotte in collaborazione con il Suem di Pieve di Cadore e il Cnsas, si sono rivelate delicate e richiedevano precisione.
Dopo la constatazione del decesso da parte delle autorità competenti e l’acquisizione del nulla osta da parte della magistratura, il corpo è stato imbarellato e trasportato a Longaro.
I soccorritori sono poi scesi di duecento metri per recuperare lo zaino e gli effetti personali dell’escursionista, dispersi più a valle.
L’episodio, tragico, solleva interrogativi sulla sicurezza delle escursioni in montagna, sulla necessità di una pianificazione accurata dei percorsi e sulla prudenza nell’affrontare terreni impervi, anche per chi possiede esperienza.
Il silenzio delle Cime dei Bachet, ora, è gravato dal peso di un lutto e dalla riflessione sulla fragilità umana di fronte alla potenza della natura.






