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venerdì 24 Ottobre 2025

Treviso, discriminazione religiosa: un tassista e il nodo sionismo.

Un episodio di presunta discriminazione religiosa ha sollevato un acceso dibattito a Treviso, mettendo in luce la delicatezza delle relazioni interculturali e le complesse implicazioni del sionismo nell’identità ebraica contemporanea.
Un turista di fede ebraica, in viaggio da Venezia, ha denunciato un rifiuto di corsa da parte di un tassista trevigiano, motivato, a suo dire, dalla sua presunta appartenenza al sionismo.
La vicenda, narrata dal *Gazzettino*, si è consumata davanti alla stazione ferroviaria il 17 settembre.

Il tassista, pur negando formalmente il rifiuto, ha rilasciato dichiarazioni che hanno amplificato la polemica.
Afferma di aver espresso un’opinione personale, sostenendo che, sebbene accoglie a bordo persone di ogni estrazione, colore, forma, razza e religione, non tollera coloro che, a suo dire, si “nascondono dietro un genocidio”.

Successivamente, il professionista ha minimizzato l’episodio, argomentando che le porte del suo taxi sarebbero rimaste aperte e che i passeggeri avrebbero potuto optare per un altro mezzo di trasporto, dato che era impegnato con altre corse.
La ricostruzione del turista, tuttavia, presenta una versione profondamente diversa.

L’uomo, riconoscibile per la kippah indossata, racconta che il tassista gli ha esplicitamente chiesto se fosse un sionista.

A sostegno della sua versione, il turista ha fornito un video che documenta parte della conversazione.
È importante sottolineare che il turista ha dichiarato di non sostenere il governo Netanyahu e di non essere israeliano, bensì iraniano, pur sentendosi ormai parte della comunità italiana e identificandosi come ebreo osservante.

Il turista ha quindi sottolineato come l’associazione immediata tra l’appartenenza ebraica, anche manifestata attraverso l’uso della kippah, e il sionismo sia un atto discriminatorio, equiparabile all’etichettare qualcuno come fascista o mafioso unicamente in base alla sua lingua madre.
L’episodio ha generato un’email di protesta inviata dalla vittima alla Cooperativa Radio Taxi di Treviso e una valutazione di segnalazione formale alle autorità competenti, dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni alle forze dell’ordine.
La vicenda pone interrogativi fondamentali sulla libertà di espressione, i limiti del diritto di opinione, e il ruolo delle istituzioni nel contrasto a fenomeni di intolleranza e discriminazione.
Inoltre, evidenzia la necessità di una maggiore sensibilità e consapevolezza rispetto alla complessità dell’identità ebraica e alle diverse interpretazioni del sionismo, un tema spesso distorto e strumentalizzato in contesti di conflitto geopolitico.
L’episodio solleva, infine, una riflessione più ampia sulla responsabilità individuale e collettiva nella costruzione di una società inclusiva e rispettosa delle diversità.

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