Treviso, un coro di genitori chiede giustizia e sicurezza.

Le voci dei genitori, un coro di dolore e speranza, si sono levate a Treviso, in un flash mob pacifico che trascende la semplice protesta per diventare un appello urgente alla società e alle istituzioni.

A distanza di poche settimane dall’aggressione, avvenuta il 6 dicembre a Porta San Tomaso, le famiglie delle vittime, unite da un destino comune e dalla presenza significativa della famiglia del giovane aggredito a Roma, hanno espresso un desiderio chiaro: una risposta rigorosa, ma costruttiva, alla crescente ondata di violenza giovanile che affligge il Paese.
Il sindaco Mario Conte e la consigliera regionale Morena Martini, portavoce del presidente Alberto Stefani, hanno manifestato il sostegno delle istituzioni, riconoscendo la gravità del fenomeno e la necessità di un impegno collettivo.
L’atto di protesta non è solo un grido di dolore per le ferite fisiche e morali subite, ma un invito a riflettere sulle cause profonde del disagio giovanile e a progettare soluzioni concrete.
I genitori chiedono, con forza, che il Pubblico Ministero e il Giudice per le Indagini Preliminari, incaricati dell’inchiesta, applichino misure cautelari più incisive rispetto a quelle già disposte dal Questore, nel rispetto dei limiti di legge.

Non si tratta di vendetta, ma di una necessità di sicurezza e di deterrenza, per prevenire ulteriori episodi di violenza.
L’appello si estende oltre la sfera giudiziaria, rivolgendosi a tutti i cittadini e alle famiglie.
I genitori si riconoscono come prima agenzia educativa, consapevoli del ruolo cruciale che la famiglia e la comunità svolgono nella formazione dei giovani.

Si invita a una collaborazione sinergica tra scuole, istituzioni e associazioni, per creare un ambiente educativo solido, capace di contrastare il disagio sociale e di promuovere valori positivi.
La solidarietà espressa verso le altre vittime di aggressioni a Treviso e a Roma – il giovane aggredito nel sottopasso e il direttore di Antenna 3 – testimonia un sentimento di vicinanza e di condivisione del dolore, che trascende le singole vicende.

Particolarmente significativa è l’appoggio alla proposta di legge promossa dai sindaci veneti, vista come un segnale concreto di attenzione alle esigenze dei territori.
Questa iniziativa si pone come base per un intervento legislativo mirato, che superi i limiti del “Daspo Willy” e introduca elementi di maggiore certezza della pena.

Oltre alle misure repressive, i genitori sottolineano l’importanza di un piano di lungo termine, orientato all’incremento delle risorse destinate alla rieducazione e reinserimento sociale dei minori responsabili di atti violenti.

Si tratta di un investimento nel futuro, che mira a offrire a questi giovani una seconda possibilità, aiutandoli a ricostruire la propria vita e a diventare cittadini responsabili.
La sfida è complessa, ma la speranza di un cambiamento positivo, alimentata dalle voci dei genitori, non si spegne.

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