La sorpresa si leggeva nei suoi occhi, un misto di gioia travolgente e apprensione.
Non era l’età, compiuti dieci anni, a suscitare questa reazione, ma l’imponenza dell’evento.
Solitamente, il suo compleanno si limitava a un piccolo nucleo familiare, due cuginette e due compagni di classe.
Questa, invece, era un’esplosione di colori, suoni e presenze, una vera e propria festa di comunità.
Si trattava, per lui, la prima occasione significativa di socializzazione, un’opportunità inedita di sperimentare l’appartenenza.
Affetto da una forma di autismo che incide profondamente sulle sue interazioni sociali, il bambino stringeva tra le mani i regali, sopraffatto dall’emozione.
La madre, con la voce intrisa di commozione, esprimeva un sentimento profondo: “Forse per la prima volta, mio figlio è un bambino, semplicemente un bambino, al di là della diagnosi che lo definisce.
“Gli anni trascorsi tra lockdown e pregiudizi, le difficoltà nel costruire ponti con le famiglie che faticavano a comprendere e accettare le sue peculiarità, avevano lasciato il segno.
La festa, organizzata nel parco di piazza Azzurri d’Italia, nel cuore dell’Arcella, un quartiere multietnico e popoloso di Padova, rappresentava una cesura, un momento di rottura con quelle difficoltà.
Mentre la madre condivideva il suo pensiero, il bambino si liberava dalla sua timidezza e si immergeva nel turbinio della festa.
Correva, sorrideva, abbracciava la madre, si lasciava fotografare con il presidente del Ferrari Club di Abano Terme, che aveva portato con sé tre bolidi rossi, vere e proprie opere d’arte.
L’iniziativa, nata da un impulso, si era rapidamente trasformata in un evento di quartiere, un atto di inclusione che trascendeva le barriere sociali e culturali.
Padovani di ogni estrazione, accompagnati dai propri figli, si erano radunati per celebrare il compleanno del bambino, partecipando con entusiasmo alle attività proposte: truccabimbi, palloncini, animazione a cura di clown volontari.
La notizia, prima diffusa sui social media, poi ripresa dai giornali locali, aveva creato un’onda di solidarietà e partecipazione.
“Molti mi chiedono se ripeterò la festa l’anno prossimo,” confessava la madre, osservando il figlio giocare con i suoi coetanei.
“La risposta è complessa.
Da un lato, mi sarebbe più facile avere ancora questa meravigliosa comunità al mio fianco.
Dall’altro, nutro un profondo desiderio che non ci sia bisogno del clamore mediatico per concedere una festa a un bambino che, tra un anno, compirà undici anni.
Spero che questo gesto di inclusione possa ispirare altri, affinché tutti i bambini, al di là delle loro differenze, possano sentirsi parte di una comunità accogliente e inclusiva, dove la gioia di un compleanno sia un diritto di tutti.
“