A Venezia, una città intrisa di storia e ora combattuta tra turismo di massa e fragilità socio-economica, si infiamma una polemica che coinvolge Monica Poli, figura controversa nota come “Lady Pickpocket”.
La donna, divenuta celebre per la sua attività di “cacciatrice” di borseggiatori, segnalandoli alle autorità, è stata oggetto di una campagna diffamatoria attraverso la diffusione di volantini nel cuore del centro storico, un gesto che solleva interrogativi complessi sulla legalità, la giustizia sommaria e le dinamiche del turismo predatorio.
I manifesti, apparsi in punti strategici come il vaporetto di San Tomà, non si limitano a criticare l’operato di Poli, ma la accusano apertamente di aver contribuito alla sofferenza economica della città e del comprensorio di Mestre, un’area che ha visto il proprio tessuto imprenditoriale eroso dalla pressione turistica.
Si ipotizzano guadagni considerevoli, stimati in centinaia di migliaia di euro, derivanti dalla sua attività sui social media – TikTok, Instagram, Facebook e YouTube – e si attribuisce a questa esposizione mediatica un’escalation della violenza, seppur legata a furti di modesta entità.
La richiesta di un’indagine da parte della Guardia di Finanza, rivolta a verificare la provenienza delle sue risorse finanziarie, suggerisce il sospetto di un arricchimento illecito connesso all’attività di “vigilanza” che svolge.
La risposta di Poli, che ha sporto denuncia ai Carabinieri, è sintomatica di una situazione che trascende la semplice questione della sicurezza urbana.
L’allegato fotografico, ritraente Poli in un contesto identificabile, indica un tentativo di intimidazione, elevando la vicenda a una questione di sicurezza personale e di libertà di espressione.
La denuncia ufficiale segnala una potenziale minaccia e un tentativo di delegittimazione dell’attività svolta.
L’intervento del Presidente del Veneto, Luca Zaia, che ha incontrato Poli esprimendo apprezzamento per il suo “azione civica”, aggiunge un ulteriore livello di complessità.
La sua approvazione solleva interrogativi sul ruolo delle istituzioni di fronte a una figura come quella di Poli, il cui operato, pur mirato a contrastare la criminalità, si colloca al confine tra la legittima difesa e la giustizia fai-da-te.
La questione non è solo quella della lotta al borseggio, ma anche dell’equilibrio tra sicurezza, legalità, libertà individuale e ruolo delle istituzioni in un contesto urbano fragile e sotto pressione.
La vicenda pone in discussione i limiti dell’azione individuale e la responsabilità collettiva nel contrasto alla criminalità, soprattutto in una città iconica come Venezia, dove l’immagine pubblica e la sicurezza dei turisti sono beni preziosi da tutelare, nel rispetto della legge.