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domenica 2 Novembre 2025

Violenza digitale di genere: l’ONU lancia l’allarme

L’Ottantesima Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha offerto una piattaforma cruciale per affrontare una sfida globale in rapida evoluzione: la violenza digitale di genere.
In rappresentanza dell’Italia, Darya Majidi, presidente di Un Woman Italy, e Gino Cecchettin, Advocate di ‘HeForShe’, hanno presentato un monito urgente rivolto a governi e colossi tecnologici, sollecitando interventi mirati e tempestivi.

La portata del fenomeno è sconvolgente: milioni di donne e ragazze in tutto il mondo subiscono quotidianamente vessazioni online.

Oltre alla diffamazione e alla disinformazione, che rappresentano le forme più comuni (intercettando circa due donne su tre), si registrano abusi sessuali, discorsi d’odio virulenti, impersonificazioni dannose, stalking pervasivo, doxing (la rivelazione non consensuale di dati personali), minacce incalzanti e sfruttamento di immagini e video a fini degradanti.
L’avvento dell’intelligenza artificiale generativa ha amplificato esponenzialmente questi rischi, rendendo la violenza digitale di genere un problema di proporzioni allarmanti, capace di erodere la sicurezza e la dignità delle vittime.

‘HeForShe’, movimento globale volto a promuovere l’uguaglianza di genere attraverso l’impegno maschile, ha focalizzato l’attenzione su questo tema cruciale, inserendolo al centro della campagna UNiTE, promossa da Un Women e lanciata in concomitanza con la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre).
Particolare preoccupazione suscita la proliferazione della cosiddetta “manosfera”, un complesso e variegato ecosistema di comunità e movimenti online caratterizzati da una profonda avversione nei confronti del femminismo.

Queste reti virtuali non solo diffondono misoginia e disinformazione, ma propongono anche una narrazione distorta che identifica gli uomini come vittime di un sistema sociale e politico che, a loro avviso, favorisce ingiustamente le donne.

L’esposizione mediatica delle figure femminili, spesso amplificata dai social media, alimenta ulteriormente questo fenomeno, come evidenziato dall’ultimo Rapporto Gender Snapshot di Un Women, che documenta come più di due giornaliste su tre a livello globale abbiano subito forme di violenza online.

Gino Cecchettin, presidente della Fondazione Giulia, nata in memoria della figlia Giulia, vittima di femminicidio, ha sottolineato l’imperativo per gli uomini di non essere spettatori passivi.

È necessario riconoscere e contrastare attivamente la misoginia, l’odio e i modelli di mascolinità tossica che permeano il web.
Il riconoscimento da parte delle Nazioni Unite rappresenta, per Cecchettin, un punto di svolta significativo, trasformando un’esperienza personale di dolore in un impegno concreto per il cambiamento sociale.
Un’azione concertata e multidimensionale è urgentemente necessaria.
Le istituzioni devono implementare politiche educative mirate alla prevenzione, promuovendo una cultura del rispetto e dell’inclusione, e rafforzare il quadro legislativo per contrastare efficacemente gli abusi.
Parallelamente, le aziende tecnologiche hanno la responsabilità primaria di garantire che le loro piattaforme non diventino luoghi di impunità per la violenza e la misoginia, adottando misure proattive per rimuovere contenuti offensivi e proteggere gli utenti.
Darya Majidi ha ribadito l’importanza del coinvolgimento attivo delle grandi aziende tecnologiche, esortandole a investire in strumenti di monitoraggio e moderazione più efficaci.
L’onorificenza ricevuta dall’ONU, ha concluso, rappresenta un incentivo a perseguire questo impegno con ancora maggiore determinazione.

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