L’integrazione dell’Archivio Luciano e Maud Giaccari nell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC) della Biennale di Venezia segna un momento di significativa amplificazione per l’istituzione veneziana, rafforzandone il ruolo di custode privilegiato della memoria e dell’evoluzione dell’arte contemporanea.
Questo trasferimento non è semplicemente un atto di acquisizione, ma una vera e propria espansione concettuale e materiale, arricchendo il patrimonio disponibile per la ricerca, lo studio e la fruizione pubblica.
L’eredità di Luciano Giaccari (1933-2015) e della moglie Maud Ceriotti Giaccari si materializza in un archivio di eccezionale valore, un vero e proprio laboratorio storico che documenta un periodo cruciale per l’arte italiana ed europea.
Più che una collezione, si tratta di un complesso ecosistema di memorie audiovisive, testimonianze tangibili di un’epoca di fermento creativo e sperimentazione radicale.
L’archivio non si limita alla documentazione di eventi, ma incarna la filosofia e le pratiche di un approccio all’arte come ricerca e impegno sociale.
Luciano Giaccari, figura poliedrica che coniugava la professione di notaio con una fervente passione per l’arte, fu un precursore nel campo del video art, intuendo fin dagli anni ’60 il potenziale del mezzo video come strumento di indagine e di espressione artistica.
La fondazione dello Studio 970/2 a Varese, un vero e proprio laboratorio di documentazione e produzione, rappresenta un’esperienza unica nel panorama italiano, un luogo dove artisti di fama internazionale, come Joan Jonas, Vito Acconci, il Living Theatre, Robert Wilson, Gina Pane e Lucinda Childs, hanno potuto sperimentare e condividere le loro opere.
Lo Studio non si limitò a registrare eventi, ma creò un archivio vivo, un punto di incontro tra diverse discipline artistiche e un laboratorio di ricerca sulle nuove forme espressive.
L’acquisizione da parte dell’ASAC prevede un ambizioso programma di riordino, restauro e digitalizzazione di un vastissimo corpus di materiali, che spaziano dalle videocassette d’artista agli archivi cartacei, dalle attrezzature fotografiche ai dipinti e alle sculture.
Questo intervento non è solo un’operazione di conservazione, ma un progetto di valorizzazione, volto a rendere accessibile al pubblico un patrimonio storico di inestimabile importanza.
La digitalizzazione, in particolare, consentirà la fruizione online di questi materiali, aprendo nuove prospettive di ricerca e studio per studiosi, artisti e appassionati.
L’iniziativa sottolinea l’impegno della Biennale di Venezia nel preservare la memoria dell’arte contemporanea e nel promuoverne la diffusione, contribuendo a una comprensione più profonda e articolata della sua evoluzione.
La visione di Maud Ceriotti Giaccari, attuale custode e proprietaria del Fondo, si concretizza in questa decisione strategica, che assicura la continuità e la trasmissione di un’eredità artistica di fondamentale importanza per le generazioni future.