La Biennale Arte 2026, erede di una visione tragicamente interrotta, si configura come un atto di continuità e, al tempo stesso, come una rielaborazione del significato stesso dell’esperienza artistica. La scomparsa prematura di Koyo Kouoh, figura di riferimento nel panorama curatoriale contemporaneo, ha lasciato un vuoto incolmabile, ma anche un’eredità preziosa che la Biennale di Venezia si impegna a onorare e a portare avanti, in dialogo con la famiglia della curatrice.L’esposizione, dal titolo evocativo “In minor keys”, si distacca dalle convenzioni che spesso associano l’arte a un’affermazione rumorosa e spettacolare. Al contrario, Kouoh intendeva creare un ambiente di ascolto, un’immersione in tonalità minori, non intese come espressione di malinconia o eccentricità, ma come veicolo di una gioia profonda, una consolazione silenziosa, una speranza resiliente e una trascendenza delicata. Questo approccio, profondamente radicato nella filosofia orientale e nell’estetica del sottovoce, mira a riscoprire il ruolo originario dell’arte: non come strumento di commento o di fuga dalla realtà, ma come spazio di riconnessione con il mondo, con la natura, con la propria interiorità.Gli advisor di Kouoh, incaricati di tradurre la sua visione in realtà, hanno sottolineato come “In minor keys” non sarà una mostra didattica, volta a trasmettere conoscenze o a interpretare eventi contemporanei, ma un’esperienza sensoriale, un viaggio nel profondo dell’animo umano. Un percorso che invita alla contemplazione, alla riflessione, al sogno, alla meraviglia. L’arte, in questa prospettiva, non è un’affermazione, ma un ascolto; non un giudizio, ma una comunione.Il Presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, nel commemorare Kouoh, ha evidenziato come la sua assenza paradossalmente riveli una direzione, una via da seguire. La sua figura incarna la trascendenza dell’opera rispetto all’individuo, la creazione di mappe nuove per un’esplorazione continua. Realizzare la Biennale come Kouoh l’aveva concepita significa attuare un metodo di sussurro, un approccio che permette alla giusta luce di emergere con delicatezza. È un atto di fiducia nel potere dell’arte di illuminare il mondo, anche attraverso le tonalità più sommesse. La mostra si preannuncia come un’occasione unica per confrontarsi con una visione curatoriale innovativa, che pone l’esperienza del visitatore al centro del processo artistico. I dettagli completi del progetto, inclusi i partecipanti nazionali, saranno divulgati durante una conferenza stampa che si terrà a Venezia il 25 febbraio 2026, in un momento di attesa carica di emozione e di speranza.
Biennale Arte 2026: Un’eredità curatoriale tra sussurri e speranza.
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