sabato 13 Settembre 2025
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Venezia

Enzo Tortora: il regista Bellocchio e l’indagine sul potere.

L’interesse di Marco Bellocchio per la vicenda di Enzo Tortora non nasce da un’immediata affinità o da una condivisione di sensibilità.

Al contrario, l’intellettuale pugliese si presentava come figura distante, quasi aliena, un profilo che oscillava tra una dimensione estetica inconciliabile e un’adesione esplicita al liberalismo, un orientamento ideologico che lo poneva su traiettorie nettamente diverse dalle proprie.

Un certo disincanto, un interrogativo velato – “Chi si crede di essere, questo intellettuale all’inglese?” – permeava lo sguardo che Bellocchio rivolgeva a Tortora.
La svolta, il punto di convergenza, si manifesta in maniera inaspettata con l’ingiusta detenzione di Tortora.

È la drammaticità di un uomo innocente ingiustamente rinchiuso a catalizzare l’attenzione del regista, trasformando la sua storia in un potente simbolo di un’ingiustizia protratta nel tempo, un’aberrazione del sistema giudiziario che merita di essere esposta e decostruita.
“Portobello”, la serie Hbo Original in sei puntate, prodotta per la piattaforma streaming Hbo Max, rappresenta il frutto di questa profonda riflessione.
Presentata fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, la serie non si propone come una mera ricostruzione storica, ma come un’indagine complessa sul potere, sulla manipolazione mediatica e sulla fragilità delle istituzioni.

Il cast, un insieme di interpreti di grande spessore, incarna la ricchezza e la complessità del dramma.

Fabrizio Gifuni, nel ruolo centrale di Enzo Tortora, offre una performance intensa e commovente, mentre Lino Musella, Barbora Bobulova, Romana Maggiora Vergano, Davide Mancini, Federica Fracassi, Carlotta Gamba, Giada Fortini, Massimiliano Rossi, Pier Giorgio Bellocchio, Alessio Praticò, Gianfranco Gallo (che si rivela un Raffaele Cutolo inquietante e ambiguo) e Alessandro Preziosi contribuiscono a delineare un affresco vivido e stratificato.

La scrittura, curata con la partecipazione di Stefano Bises, Giordana Mari e Peppe Fiore, si distingue per la sua capacità di scavare a fondo nelle motivazioni e nelle dinamiche che hanno portato alla drammatica vicenda, evitando semplificazioni e offrendo una visione articolata e sfumata.
La serie ambisce a essere non solo un racconto di ingiustizia, ma un invito alla riflessione critica sul funzionamento del potere e sulla necessità di difendere i diritti fondamentali, anche quando questi vengono calpestati da un sistema apparentemente inattaccabile.
È un’occasione per interrogarsi sul ruolo della verità, sulla responsabilità dei media e sulla tenuta democratica di una società che troppo spesso si rivela complice di errori giudiziari colossali.

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