L’immagine risuona: Enzo Tortora, il volto sorridente illuminato da un pappagallo verde, un’esplosione di vitalità cromatica che contrasta acutamente con l’ombra lunga che la vicenda inghiottì.
È una fotografia che anticipa l’imminente arrivo a Venezia, dove la nuova serie di Marco Bellocchio, un’opera attesa con fervore, debutterà in anteprima mondiale Fuori Concorso alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.
La trasmissione, promessa per il 2026 su HBO Max, si preannuncia come un affresco complesso e doloroso di una ferita ancora aperta nel tessuto della giustizia italiana.
La narrazione si concentra su uno dei più drammatici errori giudiziari che abbiano scosso il Paese: la vicenda di Enzo Tortora, figura iconica della televisione italiana, condannato ingiustamente per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
La serie HBO Original non si limita a raccontare un processo, ma esplora la parabola discendente di un uomo, un talento televisivo brillante, costretto a confrontarsi con l’accusa insensata, l’isolamento carcerario e la distruzione della propria reputazione.
Bellocchio, maestro nell’indagare le contraddizioni dell’animo umano e le dinamiche del potere, affronta la storia con un approccio corale, focalizzandosi non solo sulla figura di Tortora, interpretato magistralmente da Fabrizio Gifuni, ma anche sui personaggi che lo circondano: i familiari, gli amici, i colleghi, gli avvocati, i giudici, i giornalisti, e persino i complici della sua ingiustizia.
La serie ambisce a essere più di un semplice dramma forense; si propone come un’analisi sociopolitica profonda delle dinamiche che hanno portato alla condanna di Tortora: la pressione dell’opinione pubblica, la ricerca spasmodica di capri espiatori, i pregiudizi di classe e territoriali, le manipolazioni delle prove, il ruolo ambiguo dei media.
Il racconto si propone di svelare le intricate relazioni tra potere, informazione e giustizia, interrogando il sistema giudiziario italiano e la sua capacità di garantire l’innocenza dei suoi cittadini.
La serie vuole essere un monito contro i pericoli dell’ingiustizia sommaria, un invito alla riflessione sulla fragilità dei diritti e sulla necessità di difendere la verità, anche quando questa si scontra con gli interessi costituiti.
L’eredità di Enzo Tortora, un uomo distrutto da un errore giudiziario, continua a risuonare, invitandoci a non dimenticare e a vigilare affinché simili tragedie non si ripetano.