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venerdì 21 Novembre 2025

La Fenice in crisi: maestranze e cittadini scendono in campo.

La tensione palpabile che gravava sulla piazza di Campo San Fantin, alla vigilia della Stagione Lirica 2025-2026, era tangibile quanto il disappunto espresso dalle maestranze del Gran Teatro La Fenice.

Il sovrintendente Nicola Colabianchi aveva, ancora una volta, precluso l’accesso al comunicato ufficiale in sala, perpetuando un clima di incertezza e frustrazione che aleggiava da due mesi: la controversa revoca di Beatrice Venezi dalla carica di direttrice musicale.
A rompere il silenzio, Marco Trentin, esponente Fials, delineò la situazione con parole che risuonavano di profonda delusione, in attesa della dichiarazione congiunta degli orchestrali e del personale teatrale, un gesto di protesta che si sarebbe concretizzato nell’ombra dello spettacolo inaugurale, “La Clemenza di Tito” di Mozart, opera scelta per la sua celebrazione dell’umanità e della giustizia.
La mancata partecipazione a uno sciopero, seppur simbolica, non attenua la profonda disamina che i sindacati ritengono opportuno esprimere in merito alla nomina.

Trentin ha esplicitamente sollevato interrogativi cruciali, sottolineando come la posizione di direttore o direttrice musicale di un teatro di tale prestigio debba essere il culmine di un percorso professionale solido e condiviso, un percorso che, a suo avviso, Beatrice Venezi non ha compiuto.
Non si tratta solo di esperienza, ma di un processo di integrazione, un dialogo costruttivo con le forze artistiche e operative del teatro, un elemento imprescindibile per garantire la continuità e la vitalità di un’istituzione secolare.

La Fenice, tempio dell’opera lirica e scrigno di un patrimonio culturale inestimabile, ha visto susseguirsi direttori di statura mondiale, maestri che hanno saputo interpretare e valorizzare l’anima del teatro, lasciando un’eredità artistica indelebile.
Da Lorin Maazel a Myung-Whun Chung, con il quale si è instaurata una profonda e proficua collaborazione per quindici anni, il teatro veneziano ha rappresentato un punto di riferimento imprescindibile per il panorama musicale internazionale.
La decisione di affidare la direzione a una figura priva, a detta dei sindacati, di un background adeguato, rischia di compromettere l’immagine del teatro, la sua credibilità artistica e il rapporto con il pubblico, non solo locale ma globale.

Il malcontento non si limita al mondo del lavoro teatrale.

Un gruppo di cittadini appassionati, “Sconcerto Grosso”, ha distribuito un volantino incisivo, un grido d’allarme che sintetizza il sentimento diffuso: “La Fenice non si vende.
La Cultura non si compra”.
Questo messaggio, semplice e diretto, condanna ogni tentativo di mercificare il patrimonio culturale e sottolinea la necessità di difendere i diritti dei lavoratori teatrali, di opporsi a ogni forma di ingerenza esterna e di prepotenza.
Il volantino, un atto di civica responsabilità, è la voce di chi crede che la cultura debba essere libera, accessibile e protetta da interessi economici o politici.

Il futuro del Gran Teatro La Fenice, così, si configura come una battaglia non solo artistica, ma anche un principio di difesa della cultura come bene comune.

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