Il corteo dei lavoratori, partito dalla stazione ferroviaria di Venezia, non è semplicemente una manifestazione; è l’esito tangibile di un profondo dissenso, un’affermazione di diritti e un appello al ripristino di principi fondamentali che hanno permeato la storia e l’identità del Teatro La Fenice.
Come ha sottolineato Emiliano Esposito, corista e voce rappresentativa di questa mobilitazione, la decisione relativa alla nomina della direttrice musicale ha rappresentato una cesura in un percorso che avrebbe dovuto essere improntato al confronto e alla partecipazione.
La lamentela non si limita alla mera insoddisfazione per una scelta specifica.
È l’espressione di una frattura più ampia, una perdita di fiducia nei meccanismi decisionali che avrebbero dovuto garantire una governance condivisa e inclusiva.
L’assicurazione di un precedente dialogo, una promessa solennemente fatta dal sovrintendente, si è rivelata vana, acuendo il senso di tradimento e alimentando il desiderio di riaffermare il ruolo attivo dei lavoratori nel destino del teatro.
Il Teatro La Fenice non è un monumento immobile, un contenitore di prestigio da preservare a ogni costo.
È un organismo vivente, pulsante di creatività e passione, alimentato dall’impegno e dal talento di chi lo popola quotidianamente.
Escludere queste voci, relegare i lavoratori al ruolo di spettatori passivi, significa amputare il teatro della sua linfa vitale, impoverendone la ricchezza artistica e la sua stessa ragion d’essere.
La richiesta dei lavoratori non è una pretesa di controllo, ma un invito a ristabilire un equilibrio, a riconoscere il valore imprescindibile del contributo di chi, con la propria dedizione e competenza, contribuisce a far risplendere la Fenice.
Si tratta di un appello a una leadership più attenta, più ascoltante, capace di costruire un futuro condiviso, fondato sulla trasparenza, il rispetto reciproco e la valorizzazione del capitale umano.
Il corteo di oggi è, quindi, un monito, una promessa di cambiamento e un invito a riscoprire il vero significato di comunità nel teatro.







