domenica, 8 Giugno 2025
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La guerra distrugge non solo le case ma la stessa esistenza.

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Non possiamo più sfuggire alla verità, perché l’architettura non è solo uno sfondo per la vita, ma un riflesso della nostra esistenza. Oggi, mentre il cambiamento climatico sembra essere l’ombra che si allunga sulla Terra, c’è qualcosa di più profondo e inquietante che ci aspetta: la guerra.La guerra non è solo un conflitto tra nazioni o gruppi etnici; è anche una forma di annientamento, di cancellazione dell’esistenza stessa. Ecco il nuovo paradigma della distruzione, quello dell’uccisione delle case del nemico, proprio per evitare che possano mai più dire: “Io sono, perché io abito”. Questa è la logica della guerra contemporanea, quella di distruggere le fondamenta della vita stessa, per cancellarne ogni traccia.L’indicibile diventa un evento quotidianamente presente, un fatto inconfutabile che ci obbliga a chiederci: cosa significa abitare sulla Terra? La risposta non è più semplice; l’architettura non può più essere solo uno stile o un’estetica. Essa deve diventare il mezzo per esprimere la nostra dignità di cittadini del pianeta.Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia, durante la conferenza stampa d’apertura della Mostra Internazionale di Architettura, ha lanciato un appello: “Dobbiamo riuscire a far rifulgere l’architettura come strumento per riportare parole e azioni in armonia con il nostro destino”. Un obiettivo ambizioso, forse impossibile? Forse. Ma è questo lo spirito che dobbiamo accendere dentro di noi se vogliamo ancora parlare della casa come dimora e non solo come struttura.La parola “domicidio” è un neologismo utilizzato per descrivere l’uccisione della ‘domus’, ovvero la distruzione delle case del nemico senza alcuna possibilità di ricostruzione. Un termine che ci ricorda che la casa non è solo una cosa, ma un concetto: il luogo in cui viviamo e diventiamo chi siamo.La guerra in Sudan, l’Ucraina e Gaza ci ricordano che questo scenario non è esclusivo di alcun contesto; anzi, sembra essere il destino a cui tende tutta la storia recente. Quindi, se vogliamo ancora credere nella possibilità di costruire un futuro in cui il nostro dimorare sulla Terra sia un soggiornare nel Cielo, dobbiamo impegnarci a far rifulgere l’architettura come arte del vivere in armonia con il pianeta e tra gli uomini.

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