mercoledì 22 Ottobre 2025
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Venezia

Monica Silva a Venezia: un angelo pop per la speranza.

La Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani di Venezia si anima di una voce artistica multiforme e affascinante: inaugura oggi “We Need Colours to Survive This World”, una mostra monografica dedicata alla fotografa italo-brasiliana Monica Silva.
Questa esposizione, un evento significativo per la carriera dell’artista, segna la sua prima consacrazione personale nella città lagunare, un crocevia di storia, arte e spiritualità che sembra risuonare profondamente con la sua ricerca.

Venticinque opere di grande impatto visivo, un mix di immagini iconiche e scatti inediti, compongono un percorso espositivo che va oltre la semplice collezione di fotografie.

Silva, artista camaleontica capace di spaziare tra ritrattistica e sperimentazione, ha concepito la mostra come un vero e proprio dialogo, un’orchestra visiva dove ogni immagine amplifica e arricchisce il significato delle altre.

“Il mio intento è stato quello di ravvivare queste storie, di iniettare nuova linfa vitale in queste rappresentazioni, creando un racconto in divenire,” spiega Silva nella sua dichiarazione.

La mostra si configura, dunque, come un viaggio introspettivo, un’esplorazione dei confini tra tradizione e contemporaneità, tra sacro e profano.
L’artista non si limita a documentare la realtà, ma la rielabora attraverso la sua personale visione, creando nuove narrazioni e nuove simbologie.
Il culmine di questo percorso rivela una figura emblematica: l’angelo pop.
Questa creatura, liberata dai canoni della rappresentazione religiosa, si proietta in un’identità nuova, vibrante e attuale.
La sua genesi affonda le radici in un angelo annunziante ligneo del tardo Trecento, un’icona medievale che incarna la rinascita e la libertà espressiva.
Silva, attingendo a questa eredità, ne reinventa la figura, declinandola in chiave moderna e pop, un atto di appropriazione culturale che celebra la forza trasformatrice dell’arte.

L’angelo pop non è più un messaggero divino, ma un simbolo di emancipazione e di resilienza, un inno alla capacità dell’uomo di reinventarsi e di trovare la bellezza anche nel caos del mondo contemporaneo.

La mostra, quindi, si pone come un’indagine sulla necessità, impellente e vitale, del colore, della bellezza e della creatività come antidoti alla grigia esistenza.

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