Sotto le nuvole, l’opera di Gianfranco Rosi insignita del Premio Speciale della Giuria alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, si configura come un’immersione contemplativa in una realtà urbana spesso marginalizzata: Napoli.
Il film, lungi dall’essere un racconto convenzionale, si rivela un esperimento cinematografico che sfida le tradizionali narrazioni, privilegiando l’osservazione diretta e la creazione di uno spazio di ascolto per le voci che risuonano ai margini della città.
Rosi, con la sua consueta poetica del non-documentario, abbandona la logica della spiegazione didascalica per offrire allo spettatore un’esperienza sensoriale e emotiva.
La macchina da presa si posa su volti, scorci di vita quotidiana, panorami urbani, catturando l’essenza di un tessuto sociale complesso e stratificato.
Non ci sono interviste dirette, né commenti narrativi che interpretino le vicende.
Il film si nutre della potenza evocativa delle immagini, lasciando allo spettatore il compito di interpretare ciò che vede e sente.
La Napoli ritratta non è quella patinata delle cartoline o delle guide turistiche, ma una città ferita, segnata dalle disuguaglianze sociali, dalla precarietà e dalla difficoltà di accesso ai servizi essenziali.
Tuttavia, emerge anche una profonda umanità, fatta di resilienza, solidarietà e una capacità innata di trovare bellezza anche nelle condizioni più difficili.
I personaggi che incrociano il cammino della macchina da presa non sono eroi o vittime, ma individui reali, con le loro fragilità e i loro sogni.
“Sotto le nuvole” si colloca all’interno di una più ampia riflessione sul ruolo del cinema documentario nell’era contemporanea.
Rosi, con la sua opera, contribuisce a ridefinire i confini tra realtà e finzione, tra osservazione e partecipazione.
Il film non pretende di offrire una verità assoluta sulla città di Napoli, ma piuttosto di stimolare una riflessione più profonda sulla condizione umana e sulla complessità delle relazioni sociali.
È un invito a guardare oltre le apparenze, a prestare attenzione ai dettagli, a dare voce a chi spesso non ha la possibilità di farsi sentire.
Il premio della Giuria, in questo senso, celebra non solo la qualità artistica del film, ma anche la sua capacità di mettere in discussione le convenzioni e di aprire nuove prospettive sulla realtà che ci circonda.
Il film, in definitiva, si configura come un atto di coraggio e di responsabilità, un tentativo di comprendere il mondo che ci abitiamo, con i suoi misteri e le sue contraddizioni.