A Venezia, il cuore di Piazza San Marco si anima di una potente narrazione visiva: “Dreams in Transit”, un’installazione monumentale che trascende la semplice esposizione artistica per diventare un atto di resilienza e riconoscimento.
Cento volti, impressi in bianco e nero in formato grandioso, si ergono sulla facciata delle Procuratie Vecchie, ospitando la sede di The Human Safety Net, fondazione dedicata alla valorizzazione delle persone in situazioni di vulnerabilità.
L’opera, ispirata al concetto di “Inside Out” dell’artista JR, non è un mero insieme di immagini, ma una riflessione profonda sulla condizione umana, sull’esilio e sulla speranza.
L’angolo di spalla, scelto come inquadratura comune a ogni ritratto, crea un ponte inaspettato tra lo spettatore e i soggetti fotografati.
Questo gesto, apparentemente semplice, sovverte la tradizionale dinamica del ritratto, che spesso stabilisce una gerarchia visiva.
Invece, l’installazione invita l’osservatore a immergersi in un collettivo di esperienze, a condividere una prospettiva, a sentirsi parte integrante di un affresco umano complesso e commovente.
La scelta del bianco e nero accentua l’universalità dei sentimenti espressi, cancellando confini geografici e culturali.
L’evento è stato presentato da Amandine Lepoutre, presidente di Art for Action, Gabriele Galateri di Genola, presidente di The Human Safety Net, ed Emma Ursich, Ceo di The Human Safety Net, in un contesto emotivamente carico, alla presenza di rappresentanti di organizzazioni non governative e, soprattutto, dei rifugiati stessi, testimoni diretti della storia che si racconta attraverso le immagini.
“Dreams in Transit” emerge da un impegno più ampio, il programma “Per i Rifugiati” di The Human Safety Net, un’iniziativa che mira a promuovere l’integrazione attraverso l’imprenditorialità e la formazione professionale.
Da quando è stato lanciato nel 2017, il programma ha già raggiunto oltre 13.000 persone in sei paesi, facilitando la nascita di più di 650 start-up e creando oltre 1.500 posti di lavoro, grazie alla collaborazione di 30 ONG.
Questo dato quantitativo testimonia l’impatto concreto dell’iniziativa, che va ben oltre la semplice assistenza, puntando all’autonomia e all’empowerment dei rifugiati.
L’installazione fa parte di un progetto espositivo più ampio, inaugurato in concomitanza con la 19/a Biennale di Architettura e visitabile fino al 2026, ampliando ulteriormente il suo raggio d’azione e la sua capacità di generare consapevolezza e dialogo.
“Dreams in Transit” non è solo arte, è un invito all’empatia, alla comprensione e all’azione, un potente monito contro l’indifferenza e un tributo alla forza dello spirito umano di fronte alle avversità.
È una voce che si alza dalle ombre, reclamando dignità e futuro.