Un’onda di mobilitazione cresce in parallelo all’apertura della Mostra del Cinema di Venezia, manifestando una profonda e crescente preoccupazione per la situazione umanitaria in Palestina.
Centinaia di organizzazioni politiche, collettivi sociali e gruppi di attivisti provenienti da tutto il Veneto, unitamente a un numero significativo di figure del mondo cinematografico, hanno espresso il loro sostegno a una manifestazione pacifica prevista per sabato pomeriggio.
L’annuncio, formulato dal portavoce dei centri sociali del Nordest, Martina Vergnano, sottolinea la vastità del consenso attorno all’iniziativa, che si pone come atto di disobbedienza civile e richiamo alla responsabilità collettiva.
L’evento, concepito come un contrappunto visivo e sonoro alla celebrazione del cinema internazionale, si svilupperà in due fasi distinte.
La prima, un corteo acqueo che partirà dal Centro Vega di Marghera, consentirà anche a partecipanti provenienti da altre aree del Nord Est di raggiungere il Lido.
Questa componente, a bordo di una motonave, segnerà l’inizio della denuncia delle complicità internazionali, un appello diretto alle istituzioni e alle potenze globali coinvolte nel conflitto.
Il corteo proseguirà a terra, muovendosi dall’approdo di Santa Maria Elisabetta verso il Palazzo del Cinema, percorrendo il Gran Viale e interrompendo temporaneamente l’esclusivo percorso riservato alle celebrità.
Un grande striscione, “Free Palestine.
Stop al genocidio,” sarà esposto davanti al red carpet, un gesto simbolico volto a sensibilizzare il pubblico e a rivendicare l’attenzione sulla sofferenza palestinese.
L’attivista Vergnano ha esplicitamente dichiarato l’intento di reindirizzare i riflettori della Mostra del Cinema, tradizionalmente puntati sul glamour e sull’intrattenimento, verso una realtà drammatica e urgente.
La denuncia del genocidio in corso, definita inequivocabilmente tale, non è più considerata una questione di opinioni divergenti, ma un dato di fatto che impone un intervento immediato.
La manifestazione si configura non solo come una protesta, ma come un atto di solidarietà e di supporto alla popolazione palestinese, un richiamo alla giustizia e al rispetto dei diritti umani fondamentali.
L’iniziativa mira a stimolare una riflessione più ampia sulla complessità del conflitto israelo-palestinese e a promuovere un impegno concreto per la ricerca di una soluzione pacifica e duratura.
La scelta di Venezia, luogo simbolo del cinema e della cultura, amplifica il messaggio e lo proietta a un pubblico internazionale, sollecitando un cambiamento di paradigma e un ripensamento delle dinamiche geopolitiche che alimentano la crisi umanitaria.