venerdì 26 Settembre 2025
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Venezia

Venezia sbiadita: l’indagine che rischia di cancellare la memoria urbana.

Il tempo, inesorabile scultore, erode silenziosamente l’anima di Venezia.
Un’indagine condotta dall’Università Ca’ Foscari, attraverso un confronto impietoso tra immagini d’epoca – testimonianze sbiadite degli anni ’70 – e fotografie contemporanee, rivela una progressiva e allarmante perdita di memoria urbana.

Bassorilievi, stemmi araldici, sculture frammentarie e iscrizioni incise sui muri dei palazzi, un patrimonio immenso e fin troppo spesso ignorato, si dissolvono sotto l’attacco combinato dell’inquinamento atmosferico, della salsedine corrosiva e delle alterazioni climatiche.

Il progetto di ricerca, delineato nel volume “The Innovative Pathway on Sustainable Culture Tourism”, ha focalizzato l’analisi su oltre 300 elementi di questo patrimonio diffuso nel sestiere di Cannaregio, un microcosmo rappresentativo della fragilità che affligge l’intera città.
L’indagine, guidata dalla ricercatrice Margherita Zucchelli e arricchita dall’esperienza delle docenti Monica Calcagno ed Elisabetta Zendri, non si limita a documentare il degrado, ma propone una risposta concreta: la creazione di due itinerari culturali alternativi – “Cannaregio Nascosta: Percorso Nord” e “Percorso Sud” – mirati a riscoprire e valorizzare queste gemme nascoste, incentivando un turismo più consapevole e rispettoso del contesto urbano.
Questi elementi, spesso qualificati come “beni erranti” in ambito tecnico, rappresentano una testimonianza tangibile della storia, della fede e dell’identità veneziana, rischiano di scomparire prima di poter essere pienamente compresi e apprezzati.
L’iniziativa si inserisce all’interno della linea di ricerca Crest (Cultural Resources for Sustainable Tourism), parte del più ampio progetto Pnrr Changes, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, e si presenta come un appello all’azione, un monito per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vulnerabilità di questo museo a cielo aperto.
La ricerca sottolinea come la salvaguardia del patrimonio non debba essere relegata esclusivamente a istituzioni e specialisti, ma richieda un impegno collettivo, una cura quotidiana da parte dei cittadini.
“La vera sfida è trasformare la fruizione culturale in un atto di responsabilità,” spiega Margherita Zucchelli.
“Non si tratta solo di preservare la bellezza, ma di comprendere il significato profondo di questi segni del passato, per decifrare le storie che raccontano sulla città e sulla sua gente.

”Elisabetta Zendri, docente di Chimica dei Beni Culturali, aggiunge un ulteriore livello di complessità: “L’analisi chimica e fisica dei materiali ci offre indizi preziosi per comprendere i meccanismi di degrado e sviluppare strategie di conservazione mirate.

Questi beni sono sentinelle silenziose che ci informano sui cambiamenti climatici e sociali che la città sta affrontando, e la loro protezione è un investimento nel nostro futuro.
” La proposta è di ripensare il turismo, allontanandolo dai circuiti più affollati, per favorire un’esperienza più intima e autentica, in grado di promuovere una maggiore consapevolezza del valore inestimabile del patrimonio veneziano.

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