L’intervento artistico di Sangy, denominato *VEryNICE*, sul Canal Grande di Venezia, rappresenta un fenomeno culturale di portata globale, ben più di una semplice installazione.
Si configura come una profonda riflessione sulla percezione della bellezza, sul ruolo dell’arte nell’era digitale e sul potere evocativo del nome stesso di Venezia.
L’opera, cuore della mostra “VEryNICE.
La Bellezza nel Nome”, si erge maestosa dal balcone di Ca’ Sagredo, un palazzo storico di rilevanza nazionale, posizionato in una delle aree più frequentate al mondo.
Le stime indicano che, durante l’anno di esposizione, l’opera avrà raggiunto un pubblico stimato in oltre venti milioni di persone.
Questa cifra, già considerevole, si amplifica esponenzialmente grazie alla viralità generata dalle piattaforme social, dove immagini e video dell’installazione vengono condivisi a ritmi incalzanti.
Nel contesto di un flusso turistico annuale di circa venticinque milioni di visitatori, come confermato dai dati ufficiali della Regione Veneto, *VEryNICE* si inserisce in un paesaggio urbano profondamente fotografato e mediatico, elevandosi a icona istantanea della città.
L’artista Sangy, con la sua “AdvArt”, un linguaggio che mira a fondere arte e comunicazione visiva, spiega che l’aggiunta di due semplici lettere al nome di Venezia non è un mero artificio estetico, ma un tentativo di condensare secoli di ispirazione artistica.
“Amo Venezia,” afferma l’artista, “e questo è il mio tributo alla sua bellezza.
Le immagini le mette la Mente.
” Il nome stesso diventa l’opera, liberando l’immaginario dai cliché visivi e invitando lo spettatore a ricostruire mentalmente l’essenza della città.
Lorenza Lain, direttrice di Ca’ Sagredo, sottolinea come *VEryNICE* trascenda il concetto di titolo accattivante, rappresentando un elogio sintetico e universalmente comprensibile.
La firma dell’artista sulla facciata del palazzo non è un atto di possesso, ma un gesto di trasformazione, dove il nome si eleva a opera d’arte, vivendo e moltiplicandosi attraverso lo sguardo del pubblico.
In una città costantemente esposta, “essere visti” diviene espressione artistica.
L’esperienza non si limita alla vista esterna.
All’interno di Ca’ Sagredo, Sangy ha realizzato un ciclo di cinque opere complementari, un dialogo armonioso con gli affreschi dei maestri Pietro Longhi e Tiepolo.
Queste creazioni esplorano il rapporto tra la bellezza veneziana e il tempo che ne ha plasmato la storia, offrendo una prospettiva più intima e riflessiva.
Sangy confessa l’ambizione di rendere l’arte accessibile a un pubblico vasto, sfruttando le strategie comunicative tipiche della pubblicità, ma con l’obiettivo di suscitare emozioni e stimolare la riflessione anziché promuovere un prodotto.
Un “semplice striscione” si trasforma così in un’opera contemporanea capace di veicolare un messaggio potente, un invito a contemplare la bellezza attraverso un nuovo linguaggio, quello del nome, della percezione e della condivisione.
L’installazione rimarrà visibile fino a fine ottobre 2025, offrendo a chiunque l’opportunità di interagire con un’opera che ha saputo ridefinire il concetto stesso di arte urbana.