Nel tessuto socio-economico veneto, un’evoluzione demografica significativa sta ridefinendo il panorama dell’impiego per la comunità cinese, un elemento storico e vibrante della regione.
Un’analisi dettagliata dell’Osservatorio regionale Mercato del Lavoro di Veneto Lavoro rivela una tendenza inattesa: una diminuzione consistente del numero di lavoratori cinesi impiegati in aziende gestite da connazionali, a partire dal 2024.
Questo fenomeno non può essere considerato isolato, ma va inquadrato all’interno di una più ampia riflessione sulla mobilità e l’adattabilità di una comunità notoriamente sensibile alle fluttuazioni economiche, spesso anticipando o contrastando le tendenze generali del mercato del lavoro veneto e nazionale.
La comunità cinese, forte di circa 36.
500 residenti regolari – che rappresentano il 7,3% della popolazione straniera residente – ha storicamente contribuito in modo significativo all’economia locale.
Nel 2023, gli ingressi regolari hanno continuato, con una prevalenza di ricongiungimenti familiari, seguiti dallo studio e, in misura minore, dal lavoro (16%).
La struttura occupazionale si articola in due macro-categorie: lavoratori autonomi, prevalentemente commercianti e gestori di piccole attività di ristorazione e artigianato, e dipendenti.
Quest’ultimo gruppo, in particolare, ha visto una crescita costante nel tempo, raggiungendo quota 19.
600 nel 2023, con un incremento dell’8% rispetto al 2014 e del 2% rispetto al 2022.
Tuttavia, la traiettoria di crescita dei lavoratori dipendenti cinesi ha subito un brusco arresto.
Tra il 19 e il 2025, si sono verificati ben 900 posti di lavoro in meno, con un deficit di 1.
200 considerando l’ultimo anno e mezzo.
Il settore del tessile-abbigliamento è stato il più colpito, assorbendo la maggior parte di queste perdite (800 posti).
Anche l’occhialeria, dopo un periodo di espansione iniziata nel 2021, ha mostrato un rallentamento, principalmente a causa di una diminuzione delle assunzioni.
Il calzaturiero, sebbene meno impattato, ha anch’esso registrato una flessione, quantificabile in poche centinaia di lavoratori.
L’analisi delle dinamiche successive all’uscita dal mercato del lavoro veneto rivela un quadro complesso.
Gran parte dei lavoratori che hanno perso il posto non sembra aver trovato una nuova collocazione nella regione.
Le ipotesi formulate suggeriscono un possibile trasferimento in altre regioni italiane, l’emigrazione all’estero o, in alcuni casi, l’ingresso in forme di lavoro irregolare.
I passaggi dal settore industriale a quello terziario appaiono limitati, mentre è più frequente una ricollocazione all’interno dello stesso ambito lavorativo, soprattutto nel settore tessile-abbigliamento, un comparto caratterizzato da un elevato tasso di natalità e mortalità aziendale.
Queste tendenze sottendono una possibile riduzione dell’attrattività di specifici settori per le imprese cinesi, un segnale che richiede un’attenta e costante osservazione.
Veneto Lavoro sottolinea la necessità di comprendere a fondo i cambiamenti in atto nel posizionamento strategico della comunità cinese all’interno del tessuto economico e produttivo locale e del mercato del lavoro, al fine di poter elaborare politiche e interventi mirati a favorire una crescita inclusiva e sostenibile.
L’evoluzione di questo fenomeno rivela la complessità dell’integrazione socio-economica e la necessità di una lettura dinamica e attenta delle trasformazioni demografiche e produttive che caratterizzano il Veneto.