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sabato 25 Ottobre 2025

Ripresa crediti: segnali contrastanti tra grandi aziende e PMI

Dopo un periodo prolungato di contrazione, con ventotto mesi consecutivi di diminuzione dei finanziamenti bancari destinati alle imprese, si osserva, a partire dall’estate corrente, un’inversione di tendenza che suggerisce una potenziale ripresa del credito.
I dati più recenti indicano un aumento dei prestiti erogati, con un incremento dello stock complessivo di circa 5,5 miliardi di euro rispetto all’inizio dell’anno, portando il totale a 647 miliardi.

Questa dinamica, tuttavia, rivela una polarizzazione nei beneficiari e una disomogeneità territoriale che richiedono un’analisi più approfondita.
L’aumento generalizzato dei prestiti non si traduce in un vantaggio uniforme per tutte le realtà imprenditoriali.

Mentre le aziende con un organico superiore a 20 addetti hanno registrato un miglioramento del 1,5% (+8,2 miliardi di euro) nei primi sette mesi del 2025, quelle di dimensioni ridotte, che costituiscono la stragrande maggioranza del tessuto economico italiano (il 98% del totale) e impiegano quasi il 55% della forza lavoro (al netto dei dipendenti pubblici), hanno subito una contrazione del 2,8% (-2,7 miliardi di euro).

Questo divario evidenzia una potenziale critica: la capacità del sistema bancario di supportare la sopravvivenza e la crescita delle micro e piccole imprese, cruciali per l’occupazione e l’innovazione.
La geografia degli impieghi bancari rivela una frammentazione regionale significativa.

Quasi la metà delle province italiane non ha ancora assistito a un aumento dei finanziamenti alle imprese.
Imperia e Prato si trovano in una situazione di particolare difficoltà, con una diminuzione rilevante del credito erogato (-5,6% e -5,7% rispettivamente), seguite da Vercelli e Avellino.
Al contrario, Aosta si distingue per una crescita vigorosa (+18,3%), seguita da Trieste e Oristano.
Tra i principali poli economici del Paese, Roma, Bergamo, Firenze e Milano registrano incrementi, seppur variabili, che indicano un miglioramento selettivo del credito.
A livello regionale, la situazione è altrettanto complessa.

La regione Veneto, segnata da una contrazione ininterrotta dal 2011, continua a registrare difficoltà, con una decurtazione di 868 milioni di prestiti negli ultimi sette mesi.
Questo andamento, secondo l’analisi della Cgia, potrebbe essere una conseguenza delle riorganizzazioni bancarie passate, che hanno visto la scomparsa di istituti come Antonveneta, Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza e Banco Popolare, lasciando un vuoto nel sistema finanziario locale.
Anche l’Umbria e il Molise mostrano performance negative.

In sintesi, sebbene l’inversione di tendenza nella concessione di prestiti rappresenti un segnale incoraggiante per l’economia italiana, è fondamentale monitorare attentamente la distribuzione di questi benefici e adottare misure mirate per garantire che le micro e piccole imprese, il motore del sistema economico nazionale, possano accedere al credito necessario per la loro crescita e sostenibilità.

L’analisi delle disparità regionali e l’impatto delle precedenti ristrutturazioni bancarie rimangono elementi cruciali per una valutazione complessiva della situazione e per la formulazione di politiche economiche efficaci.

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