Un episodio allarmante ha recentemente colpito il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, ponendo in luce la crescente sofisticazione delle minacce informatiche che gravano sulla sfera digitale dei personaggi pubblici, ma con implicazioni potenzialmente diffuse a tutti i cittadini.
Ciambetti è diventato vittima di un’abile operazione di “simulazione d’identità” (o “identity spoofing”) sul suo profilo Instagram, un attacco che va ben oltre la semplice violazione di un account social.
La tecnica impiegata dai malintenzionati prevedeva la creazione di un profilo Instagram contraffatto, accuratamente riprodotto con la foto e il nome del Presidente.
Questo “gemello digitale” è stato poi utilizzato per inviare messaggi ingannevoli ai contatti di Ciambetti, sotto forma di allettanti promozioni finanziarie, accompagnate da un invito a unirsi a un gruppo WhatsApp fasullo.
Questo schema, apparentemente semplice, rivela un livello di preparazione e una strategia volta a sfruttare la fiducia e la familiarità che gli utenti ripongono nei profili che percepiscono come autentici.
L’episodio ha immediatamente scatenato un processo di denuncia e segnalazione.
Ciambetti ha prontamente informato i responsabili di Instagram, cercando di far rimuovere il profilo illegittimo e bloccando la sua ulteriore attività.
Parallelamente, ha sporto denuncia presso la Questura di Vicenza e la Polizia Postale, avviando un’indagine volta a identificare i responsabili e ricostruire le dinamiche dell’attacco.
Questo tipo di incidente non è un evento isolato.
La proliferazione di attacchi di “simulazione d’identità” è una tendenza preoccupante nel panorama della sicurezza digitale.
I criminali informatici si avvalgono di tecniche sempre più raffinate, che includono la raccolta di informazioni pubbliche (attraverso motori di ricerca, social media, ecc.
) per creare profili falsi convincenti e sfruttare vulnerabilità nei sistemi di autenticazione.
L’obiettivo è duplice: arrecare danno alla reputazione della persona impersonata e, soprattutto, estorcere denaro o informazioni sensibili ai suoi contatti, approfittando della loro fiducia.
L’episodio solleva interrogativi fondamentali sulla sicurezza dei social media e sulla necessità di un approccio più proattivo nella prevenzione di questi attacchi.
Oltre alla segnalazione ai gestori delle piattaforme, la denuncia alle autorità competenti è un passo cruciale per perseguire i responsabili e rafforzare la deterrenza.
Ciambetti ha condiviso la sua esperienza con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini e promuovere l’adozione di comportamenti più consapevoli online.
La prevenzione si basa su alcuni accorgimenti essenziali: l’attivazione dell’autenticazione a due fattori (che aggiunge un ulteriore livello di sicurezza, richiedendo un codice verificativo oltre alla password), la creazione di password robuste e complesse (difficili da indovinare e costantemente aggiornate) e una costante verifica dell’autenticità dei profili social che si contattano, soprattutto quando si ricevono proposte commerciali o inviti a unirsi a gruppi online.
La consapevolezza e l’educazione digitale rappresentano la prima linea di difesa contro le crescenti minacce del cyberspazio.






