Un atto di profonda riprovevolezza, che scalfisce l’immagine non solo del Partito Democratico, ma incrina i pilastri etici su cui si fonda la nostra società.
Questa è la reazione di Giovanni Manildo, aspirante Presidente del Veneto per l’alleanza di centrosinistra, in merito alla scritta odiosa apparsa su una plafoniera elettorale a Ca’ Savio, nel comune di Cavallino-Treporti (Venezia): “A morte gli ebrei Pd”.
L’episodio, che si inserisce in un contesto di crescenti tensioni sociali e polarizzazioni ideologiche, contrasta violentemente con l’atmosfera di apertura e partecipazione che aveva caratterizzato le recenti iniziative di Manildo nella stessa area.
Solo poche ore prima, infatti, il candidato aveva incontrato residenti, rappresentanti di associazioni e amministratori locali, impegnandosi in un percorso di ascolto attivo e costruttivo, volto a comprendere le esigenze del territorio e a elaborare risposte concrete.
L’episodio rivela una pericolosa deriva del linguaggio politico, un ritorno a forme di comunicazione aggressiva e intollerante che rischiano di compromettere il tessuto democratico.
È un campanello d’allarme che ci invita a riflettere sulla necessità di promuovere una cultura del dialogo e del rispetto, in cui le divergenze di opinione possano essere affrontate con argomentazioni razionali e pacate, e non con insulti e minacce.
Manildo, esprimendo profonda vicinanza e solidarietà alla comunità ebraica – custode di una storia millenaria e di valori universali – lancia un appello corale a tutte le forze politiche e civiche: è imprescindibile una condanna univoca e inequivocabile di questo atto vile.
La democrazia, per sua natura, si nutre di confronto aperto e pluralismo di idee, ma non può tollerare l’arroganza dell’odio e l’intimidazione.
Questa vicenda ci obbliga a riaffermare con forza e determinazione che il Veneto, terra di storia, arte e cultura, non intende cedere a logiche di intolleranza e discriminazione.
È necessario recuperare un senso di responsabilità collettiva e promuovere l’educazione alla cittadinanza, per contrastare ogni forma di estremismo e pregiudizio, e per costruire un futuro di convivenza pacifica e prospera.
Il silenzio, in questi momenti, è complice.
La risposta deve essere forte e chiara: non c’è spazio per l’odio nel nostro territorio.