Nell’ambito di un confronto programmatico promosso dalle associazioni Anfffas e Legacooperative, i due candidati alla presidenza della Regione Veneto, Giovanni Manildo e Alberto Stefani, hanno delineato visioni divergenti ma convergenti sulla cruciale questione del finanziamento del settore del privato sociale.
L’incontro, tenutosi a Limena, ha segnato un momento di dialogo costruttivo tra le due forze politiche, in un contesto caratterizzato da crescenti sfide demografiche ed economiche.
Giovanni Manildo, esponente del centrosinistra, ha focalizzato la sua attenzione sulla necessità imperante di superare un deficit strutturale di risorse, stimato in 30 milioni di euro già per l’anno in corso.
Questo gap, derivante da una combinazione di fattori, tra cui la diminuzione dei finanziamenti statali e regionali e l’aumento della domanda di servizi a sostegno delle famiglie, è destinato ad aggravarsi con l’invecchiamento progressivo della popolazione veneta.
Per affrontare questa emergenza, Manildo ha proposto un approccio duale: una revisione rigorosa della spesa pubblica regionale, finalizzata a individuare aree di inefficienza e spreco, e un ripensamento, pragmatico e non ideologico, del sistema fiscale regionale.
L’introduzione di un’addizionale Irpef, pur rappresentando una misura potenzialmente impopolare, non può essere esclusa a priori, ma deve essere valutata alla luce delle concrete necessità del territorio.
L’obiettivo primario è trasformare il Veneto da una regione assistita a una regione inclusiva, capace di rispondere attivamente alle esigenze dei suoi cittadini.
Alberto Stefani, candidato del centrodestra, ha condiviso l’urgenza di trovare soluzioni concrete per sostenere il privato sociale, definendolo prioritaria nel suo programma di governo.
Pur riconoscendo la necessità di colmare il deficit di finanziamenti, Stefani ha espresso una cautela maggiore rispetto all’introduzione di nuove imposte.
Prima di considerare un’addizionale Irpef, ha suggerito di istituire un fondo regionale dedicato, in grado di incanalare l’avanzo di spesa e di ricercare accordi con il governo nazionale per ottenere finanziamenti derivanti dal fondo sanitario nazionale, destinati alla non autosufficienza.
Questa strategia, orientata alla ricerca di risorse complementari, mira a evitare un aumento indiscriminato della pressione fiscale sui cittadini veneti, cercando al contempo di ottimizzare l’utilizzo delle risorse esistenti.
Il confronto ha evidenziato un punto di convergenza: l’ineludibile necessità di garantire un sostegno adeguato al settore del privato sociale, in un contesto di crescente complessità demografica ed economica.
Le divergenze, pur esistenti, si sono rivelate circoscritte a differenti approcci metodologici, entrambi animati dalla volontà di assicurare un futuro sostenibile e inclusivo per la regione Veneto.
L’auspicio è che questo dialogo costruttivo possa tradursi in concrete azioni politiche, a beneficio dell’intera comunità veneta.