Al Bentegodi, il Parma strappa un successo cruciale, piegando 2-1 un Verona afflitto da una crisi profonda e proiettando l’ombra di un possibile cambio in panchina per mister Zanetti.
La vittoria, la prima in una sequenza di 23 incontri ufficiali che interrogano la tenuta di una squadra in evidente difficoltà, assume un significato ben oltre i tre punti, rappresentando forse l’ultima spiaggia per una stagione che sembra destinata al peggio.
Il match si apre con la scelta tattica di Covi, subentrante per l’infortunato Suzuki, mentre Zanetti conferma un undici veronese improntato alla prudenza, escludendo l’inedita ipotesi di un tridente offensivo.
L’inerzia del primo tempo è inizialmente favorevole alla compagine locale, che si porta in vantaggio grazie a Orban, autore di una rete suggellata da un assist preciso di Bradaric.
La gioia, però, è effimera: il VAR interviene, annullando il gol per un marginale fuorigioco dell’attaccante nigeriano.
Un episodio che incrina il morale dei padroni di casa e infonde fiducia agli ospiti.
La rete del vantaggio parmense, siglata da Pellegrino su spizzata di Pellegrino e deviazione di Montipò, testimonia una squadra più determinata e tatticamente superiore.
Il Verona mostra segni di smarrimento, incapace di reagire con efficacia.
Gli unici sprazzi offensivi si rivelano sterili, frutto più di errori avversari che di iniziativa veronese.
L’ingresso di Al Musrati al posto di Akpa Akpro, zoppicante, non riesce a dare nuova linfa al centrocampo locale.
La ripresa si apre con il Parma che insiste, mettendo a dura prova la reattività di Montipò.
La difficoltà del Verona nel costruire azioni corpose e mantenere il possesso palla è evidente, frutto di un fraseggio impreciso e di scelte offensive poco ispirate.
Zanetti tenta una mossa coraggiosa, passando a un modulo più offensivo con l’inserimento di Mosquera, ma l’effetto è confuso e la difesa veronese appare vulnerabile.
Il gol del pareggio, firmato da Giovane, è un lampo di speranza per il Verona, ma si rivela una chimera.
L’errore fatale di Giovane, destinato a servire Montipò, regala a Pellegrino il gol del definitivo 2-1, una rete che consacra una giornata di festa per l’attaccante argentino, il quale dedica il gol al padre, Mauricio Pellegrino, allenatore del Lanus, che poche ore prima aveva condotto la sua squadra alla conquista della Copa Sudamericana, trionfo che amplifica il dolore veronese e rende ancora più amaro il ko.
Il doppio gol di Pellegrino, così, si tinge di un’ironia crudele, un contrasto tra la gioia di un figlio e la disperazione del padre allenatore avversario.






