07 marzo 2024 – 19:46
Walter Chiari, nato a Verona il 8 marzo 1924 e di origini pugliesi, è un’icona della cultura italiana che merita di essere celebrata nel centenario dalla sua nascita. Nonostante abbia fatto parte di oltre 112 film, il cinema italiano non gli ha mai reso piena giustizia, nonostante esordi importanti come “Vanità” nel lontano 1946 diretto da Giorgio Pastina. Luchino Visconti lo chiamò per “Bellissima” nel 1951, ma il vero successo personale lo raggiunse con Blasetti in “Io, io, io e… gli altri” del 1966.La sua carriera teatrale è stata altrettanto brillante: dall’essere il mattatore della commedia musicale e del teatro di rivista con spettacoli memorabili come “Buonanotte Bettina”, “Il gufo e la gattina”, “Un mandarino per Teo” negli anni ’50 e ’60, fino ad interpretare ruoli più complessi nella prosa come in “La strana coppia” con Renato Rascel nel 1966 o in “Finale di partita” di Beckett vent’anni dopo.Milanese d’adozione ma cosmopolita nelle sue influenze artistiche, Walter Chiari resta un personaggio unico e indefinibile nel panorama dell’arte italiana. La sua natura poliedrica e la sua versatilità lo rendono un punto di riferimento irrinunciabile per comprendere la ricchezza e la complessità del mondo dello spettacolo. Che sia sul grande schermo o sul palcoscenico teatrale, Chiari ha lasciato un’impronta indelebile grazie alla sua straordinaria capacità di trasmettere emozioni e coinvolgere il pubblico in ogni suo ruolo.Il suo talento innato, unito a una profonda sensibilità artistica, lo hanno reso una figura imprescindibile della cultura italiana del Novecento. Oggi più che mai è doveroso ricordare e celebrare l’eredità lasciata da Walter Chiari, un artista straordinario che ha saputo incarnare come pochi l’anima vibrante e multiforme dell’Italia.
