lunedì 18 Agosto 2025
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Aosta

Accumuli nevosi in Aosta: monitoraggio rivela dati complessi sui ghiacciai.

Il monitoraggio preliminare degli accumuli nevosi invernali sui ghiacciai del Timorion e del Rutor, condotto da Arpa Valle d’Aosta, rivela un quadro complesso, segnato da dinamiche ambientali in evoluzione.
Sebbene le precipitazioni nevose si attestino su valori leggermente superiori alla media ventennale, esse rimangono sensibilmente inferiori rispetto alla generosa copertura registrata nell’inverno precedente, un dato che, nel contesto del cambiamento climatico, merita un’attenta analisi.

L’indagine, che ha coinvolto 110 misurazioni sul ghiacciaio del Timorion, ha restituito spessori variabili a seconda dell’altitudine.
Nelle aree più esposte, a quote superiori ai 3.

400 metri, si rilevano accumuli nevosi compresi tra i 175 e i 400 centimetri, mentre a quote inferiori, intorno ai 3.

250 metri, gli spessori si attestano tra i 150 e i 220 centimetri.
Questi valori, sebbene indicativi di una discreta copertura, sono da interpretarsi in relazione alla densità del manto, fissata a una media di 400 chilogrammi per metro cubo.

La traduzione di questi dati in termini di equivalente in acqua – un parametro chiave per stimare l’apporto idrico al ghiacciaio – evidenzia un accumulo medio di 1.

100 millimetri.

Questo valore, seppur superiore alla media storica a partire dal 2001, non compensa la carenza di precipitazioni verificatasi rispetto all’anno precedente, suggerendo un potenziale impatto sulla massa glaciale a lungo termine.
Un elemento di particolare interesse emerso durante il monitoraggio è la rilevazione, per la prima volta in 24 anni di osservazione, di un evento di distacco di valanga che ha interessato la porzione sud-occidentale del ghiacciaio.

Tale fenomeno, sebbene parte dei processi naturali di rimodellamento del paesaggio alpino, potrebbe essere intensificato da cambiamenti nel manto nevoso, ad esempio dovuti a variazioni nella granulometria o nella coesione, e merita un’ulteriore indagine per valutarne le implicazioni sulla stabilità del ghiacciaio e sui rischi connessi.
La combinazione di questi dati – precipitazioni inferiori alla media pluriennale, presenza di valanga e continuità del monitoraggio storico – sottolinea la necessità di un approccio integrato per la gestione delle risorse idriche alpine, che tenga conto non solo delle precipitazioni nevose, ma anche della dinamica dei ghiacciai, della loro vulnerabilità ai cambiamenti climatici e dei potenziali impatti sulle comunità locali che dipendono da esse.
Il monitoraggio continuo, affiancato da modelli previsionali sempre più sofisticati, rappresenta uno strumento fondamentale per comprendere l’evoluzione di questi ecosistemi fragili e per adattare le strategie di gestione in un contesto globale di cambiamento climatico accelerato.

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