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Tabacco, la Cassazione apre a nuovi risarcimenti: un punto di svolta.

La recente sentenza della Corte di Cassazione in merito alla richiesta di risarcimento danni avanzata dagli eredi di G.

V.
, deceduto nel 2013 a seguito di una neoplasia polmonare, rappresenta un punto di svolta cruciale nel panorama della responsabilità delle aziende produttrici di tabacco e apre a nuove prospettive per i diritti dei consumatori.
L’orientamento espresso dalla Suprema Corte, ribaltando la precedente decisione della Corte d’Appello di Torino, inquadra la questione in una più ampia riflessione sul concetto di consapevolezza del rischio e sulla sua valenza probatoria in contesti di lesioni alla salute derivanti dal consumo di prodotti potenzialmente dannosi.
Il caso specifico, che coinvolge un fumatore iniziato a quindici anni nel 1968, solleva interrogativi complessi relativi all’evoluzione della conoscenza scientifica e alla sua diffusione sociale.

Sebbene fosse già percepita, anche a livello popolare, la potenziale nocività del tabacco, la Corte ha specificamente escluso che fosse pienamente compresa la correlazione diretta e specifica tra il fumo e lo sviluppo di gravi patologie oncologiche.
Questo elemento, apparentemente tecnico, ha un impatto profondo: l’assenza di una piena consapevolezza del rischio specifico non implica automaticamente una responsabilità esclusiva del consumatore.
La sentenza non assolve il fumatore dalla sua scelta, ma ne relativizza la responsabilità, riconoscendo come elemento determinante l’età in cui ha iniziato a fumare e il contesto informativo dell’epoca.

La quantità di sigarette consumate (una media di due pacchetti di Marlboro in quarantacinque anni) è un dato rilevante, ma non sufficiente a determinare la colpa esclusiva del defunto.

La Corte ha infatti negato che la scelta di fumare possa essere interpretata come una “scelta edonistica” pienamente consapevole, sottolineando come l’informazione disponibile all’epoca non consentisse una valutazione completa e accurata dei rischi connessi.

Questo orientamento giurisprudenziale, definito dal Codacons come “precedente storico”, pone fine alla tendenza a respingere automaticamente le richieste di risarcimento basandosi sulla presunta consapevolezza dei rischi da parte del fumatore.

La sentenza non stabilisce un principio generale applicabile a tutti i casi, ma introduce una maggiore cautela e invita a valutare attentamente le circostanze specifiche di ogni situazione, con particolare riferimento al contesto informativo e alla capacità di comprensione del rischio da parte del consumatore all’epoca dell’inizio del consumo.
La decisione della Cassazione ha rinviato il caso alla Corte d’Appello di Torino, che dovrà riesaminare la richiesta di risarcimento con una diversa composizione, tenendo conto delle nuove considerazioni giurisprudenziali.
L’esito di questo nuovo esame sarà determinante per la definizione dei diritti degli eredi e potrebbe aprire la strada a un’ondata di richieste di risarcimento analoghe in tutto il territorio nazionale.

Il presidente del Codacons, Marco Maria Donzelli, ha espresso l’auspicio che si tratti di un punto di partenza per una maggiore tutela dei consumatori e per un più ampio riconoscimento della responsabilità delle aziende produttrici di tabacco, considerate le informazioni incomplete o inadeguate che venivano veicolate in passato.
La sentenza, in sintesi, invita a una riflessione più complessa e articolata sul rapporto tra consumatore, rischio e responsabilità, aprendo a nuove prospettive per la tutela dei diritti delle vittime.

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