La comunità di Monteleone di Spoleto, custode di un patrimonio storico inestimabile, vede rafforzarsi la sua battaglia per la restituzione della biga etrusca, con un significativo appoggio istituzionale proveniente dal Ministero della Cultura.
L’iniziativa, nata da un’azione congiunta tra l’amministrazione comunale e i vertici del Ministero, si concretizza in un’azione diplomatica mirata a recuperare un manufatto di cruciale importanza per l’identità culturale umbra e per la comprensione della civiltà etrusca.
Il Comitato per il recupero e la restituzione delle opere italiane dall’estero, organo di alto livello che coinvolge l’Avvocatura dello Stato e il Capo Dipartimento per la Tutela, ha formalmente deciso di sostenere l’azione del Comune, riconoscendo la validità delle argomentazioni presentate e l’importanza simbolica della biga.
Questa decisione, frutto di una scrupolosa revisione dei documenti storici forniti dall’amministrazione di Monteleone, sottolinea come l’acquisizione del reperto da parte del Metropolitan Museum of Art di New York sia avvenuta in circostanze che sollevano seri dubbi sulla correttezza delle procedure adottate all’epoca.
La biga, scoperta nel 1902 da un agricoltore in una tomba di notabile sabino, rappresenta un eccezionale esempio di arte e ingegneria etrusca, testimonianza tangibile di un’epoca di intensa fioritura culturale.
Il suo percorso, segnato da una vendita a prezzi irrisori e da un’esplorazione attraverso diversi mercati internazionali, culmina nella sua attuale esposizione a New York.
Il Comune di Monteleone, da oltre due decenni, conduce una tenace indagine per dimostrare la violazione delle leggi italiane durante l’esportazione avvenuta tra il 1902 e il 1903, evidenziando come la sua rimozione sia stata effettuata eludendo le normative vigenti.
L’avvocato italo-americano Tito Mazzetta, figura chiave nel sostegno legale alla comunità di Monteleone, ha espresso il suo entusiasmo per questo fondamentale passo avanti, sottolineando come il supporto ministeriale rappresenti un’iniezione di fiducia nella giusta causa.
La sindaca Marisa Angelini, a nome della comunità, ha espresso profonda emozione, definendo questo momento come un’opportunità storica per riscrivere una pagina di giustizia culturale e restituire alla comunità umbra un simbolo irripetibile del suo passato.
Questa iniziativa, che si avvale di canali diplomatici e di una rigorosa analisi storica, apre la strada a una riflessione più ampia sul ruolo della diplomazia culturale nella restituzione di beni di valore inestimabile per l’identità nazionale.
L’auspicio è che questo caso possa rappresentare un precedente significativo per la tutela del patrimonio culturale italiano nel mondo.