sabato 2 Agosto 2025
26 C
Genova

Crollo Sopraelevata Genova: Archiviata l’inchiesta, aperta la strada al risarcimento.

Nell’ottobre del 2021, un evento inatteso scosse Genova: il crollo di 800 metri di cavi sospesi dalla Sopraelevata, un episodio che sollevò interrogativi cruciali in merito alla sicurezza urbana, alla responsabilità istituzionale e alla gestione del patrimonio infrastrutturale.

La Procura della Repubblica, dopo un’accurata istruttoria, ha disposto l’archiviazione dell’inchiesta penale, escludendo la configurabilità di reati e la compromissione della sicurezza pubblica.

Tuttavia, l’attenzione non si sposta sull’esclusione di possibili profili di responsabilità civile, aprendo la strada a future azioni legali per il risarcimento dei danni.
La richiesta di archiviazione del sostituto procuratore Giancarlo Vona evidenzia una complessità di interessi e competenze coinvolte.

Il magistrato, pur escludendo la sussistenza di elementi che possano configurare un reato penale, non esclude la possibilità di accertare responsabilità civili.

In questo contesto, vengono indicate diverse figure potenzialmente coinvolte: l’Autorità Portuale, detentrice di una parte dei cavi per scopi di trasmissione dati; il gestore titolare della proprietà dei cavi; il Comune di Genova, in quanto ente territoriale responsabile della vigilanza sul territorio; gli appaltatori del servizio di manutenzione, e in particolare Aster, l’azienda incaricata della gestione della manutenzione ordinaria.

La potenziale responsabilità di questi soggetti si concentrerà sulla quantificazione e il risarcimento dei danni subiti dalle vittime e dai danneggiati.

Il crollo ha causato il ferimento di due persone e ha provocato danni a veicoli parcheggiati, generando un immediato senso di allarme e sollevando interrogativi sulla corretta manutenzione delle infrastrutture urbane.

Per ricostruire l’esatta dinamica degli eventi, il pubblico ministero ha incaricato un consulente tecnico, il quale ha elaborato un’analisi dettagliata delle cause del crollo.

L’esperto ha rilevato che i cavi, posizionati almeno due decenni prima dell’evento, erano sostenuti da fascette in plastica, elementi cruciali per la loro stabilità.
Queste fascette, a causa dell’azione del tempo e delle condizioni ambientali, non erano state sostituite, portando alla loro progressiva degradazione e alla loro conseguente rottura, determinando il crollo.
La valutazione dell’entità complessiva dei danni potenziali si è rivelata particolarmente complessa, a causa della natura frammentaria e a lungo termine degli effetti provocati.
Il consulente tecnico ha sottolineato la difficoltà di quantificare con precisione i costi necessari per ripristinare la funzionalità della Sopraelevata e per compensare adeguatamente le vittime.
In ragione di tali considerazioni, il pubblico ministero ha concluso che non sussistono elementi sufficienti per configurare un reato di crollo colposo, né un reato di omissione di lavori in edifici che minacciano di cadere.
La motivazione risiede nel fatto che il fascio di cavi, pur rappresentando un elemento a rischio per la pubblica incolumità, non era considerato parte integrante della struttura edilizia, ma piuttosto un’installazione esterna.
L’archiviazione dell’inchiesta penale non preclude, tuttavia, la possibilità di future azioni legali per il risarcimento dei danni subiti.
La complessità del caso, con il coinvolgimento di diversi soggetti e la difficoltà di quantificare i danni, rende ancora aperto il capitolo della responsabilità civile e delle relative conseguenze economiche e legali.

L’evento rappresenta, al contempo, un monito sulla necessità di rafforzare i controlli e le procedure di manutenzione delle infrastrutture urbane, al fine di prevenire il verificarsi di simili episodi e garantire la sicurezza dei cittadini.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -