La comunità tarantina, profondamente scossa dalle recenti dimissioni del sindaco Piero Bitetti e dall’imminente firma dell’accordo di programma interistituzionale, ha espresso con forza il proprio dissenso.
Un presidio spontaneo, tenutosi questa mattina sotto Palazzo di Città, ha visto la partecipazione di diverse associazioni e comitati, nonostante l’annullamento del consiglio comunale monotematico precedentemente programmato.
Lungi dall’etichetta di “violenti” attribuita da alcuni media in riferimento alla contestazione nei confronti dell’ex primo cittadino, i manifestanti si sono definiti portavoce di una rabbia legittima e strumentalizzata.
La vicenda ex Ilva, da sempre al centro di una complessa spirale di problematiche ambientali, sanitarie ed economiche, continua a pesare sulla vita quotidiana dei cittadini.
L’accordo di programma, che prevede la sostituzione progressiva degli altiforni con tre forni elettrici, rimandando a data successiva una riflessione approfondita sul polo Dri, è percepito come una soluzione parziale e inadeguata, incapace di affrontare le radici profonde della crisi.
Tra i partecipanti al sit-in, portavoce di Genitori Tarantini, Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, Lmo-Lavoratori metalmeccanici organizzati, Cobas, Comitato contro le discariche, si è levata una voce unanime: quella della preoccupazione per il futuro dei bambini, esposti quotidianamente all’inquinamento derivante dall’attività industriale.
La drammatica esperienza delle donne di Cornigliano, che hanno combattuto per la chiusura dell’area a caldo, è stata evocata come monito e ispirazione, con striscioni che recitavano frasi incisive come “Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino” e “Ilva is a killer – Taranto libera”.
Sono stati proposti esempi concreti di riconversione industriale e bonifica ambientale in altri contesti, dimostrando che alternative sostenibili e rispettose della salute umana sono possibili.
Il dibattito si concentra ora sul vertice che si terrà domani al Mimit, dove si definirà l’accordo con gli enti locali.
La comunità tarantina auspica un ripensamento complessivo del modello industriale, che metta al centro la tutela della salute pubblica e la sostenibilità ambientale, anziché perseguire obiettivi di produzione a qualsiasi costo.
La richiesta è quella di una transizione equa, che coinvolga tutti gli attori in gioco, dai vertici aziendali alle istituzioni politiche, con l’obiettivo di creare un futuro migliore per le nuove generazioni.
Per tutta la cittadinanza che non ha potuto partecipare al sit-in mattutino, è previsto un ulteriore momento di mobilitazione per il tardo pomeriggio, organizzato dall’associazione Giustizia per Taranto, in piazzetta Gandhi, a ridosso della Prefettura.
Un segnale chiaro e inequivocabile della volontà di non arrendersi e di continuare a lottare per la dignità e la salute di Taranto.