sabato 2 Agosto 2025
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Dazi USA: rischio per i vini abruzzesi e l’agroalimentare italiano

L’importanza strategica del mercato statunitense per l’agroalimentare italiano, e in particolare per i vini abruzzesi, è un dato di fatto che trascende le fluttuazioni temporanee imposte da dinamiche geopolitiche.

L’imposizione di dazi, seppur attenuati rispetto alle previsioni iniziali, solleva interrogativi profondi e richiede un’analisi che vada oltre la mera valutazione dell’impatto economico immediato.
Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, ne sottolinea la gravità, evidenziando come l’eventuale esclusione dei prodotti a Denominazione di Origine Protetta (DOP) e Indicazione Geografica Protetta (IGP) rappresenti un’ancora di speranza, potenzialmente in grado di mitigare, se non annullare, le ripercussioni negative.
Gli Stati Uniti, con una quota di esportazione pari al 18% per i vini abruzzesi, costituiscono un partner commerciale imprescindibile.
Il Montepulciano d’Abruzzo, in particolare, si posiziona con forza nel segmento “popular”, quello dei vini accessibili, con prezzi compresi tra i 15 e i 20 dollari a bottiglia, un livello di accessibilità che ha contribuito in maniera significativa alla sua popolarità nel mercato americano.

La perdita di questo sbocco commerciale sarebbe un colpo durissimo, praticamente insostituibile nel breve e medio termine, nonostante l’interesse crescente di mercati emergenti.

La diversificazione, pur auspicabile, non può avvenire in tempi rapidi per volumi di tale portata.

Nicodemi mette in guardia da un approccio semplicistico di “sostituzione”, sottolineando la complessità del panorama agroalimentare italiano-americano.
Gli Stati Uniti assorbono infatti il 40% dell’intera produzione agroalimentare italiana, un dato che riflette una relazione storica profondamente radicata.
Questa rilevanza è intrinsecamente legata alla presenza capillare della ristorazione di origine italiana, che da dopo la seconda guerra mondiale gestisce circa il 50% dei locali di ristorazione americani.
Questo legame culturale e gastronomico ha permesso all’Italia di conquistare e consolidare una posizione dominante nel mercato statunitense.
Spostare il 40% della produzione agroalimentare italiana richiederebbe un’operazione titanica, stimabile in decenni, e non potrebbe essere una semplice questione di volontà politica o commerciale.

Il problema, dunque, trascende la viticoltura e riguarda l’intero settore agroalimentare, evidenziando la necessità di un approccio strategico e di lungo respiro per salvaguardare un asset economico e culturale di inestimabile valore.
La questione sollevata dai dazi imposti non è dunque solo un problema di commercio, ma una sfida cruciale per la stabilità e la crescita del settore agroalimentare italiano.

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