giovedì 14 Agosto 2025
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Seafuture a La Spezia: tra geopolitica, etica e contestazioni

La prossima edizione di Seafuture, l’evento nautico che si svolgerà a settembre nel porto militare di La Spezia, si presenta come un crocevia di interessi geopolitici e sensibilità etiche divergenti.

L’inclusiva: lì: quella di tutti noi tanto nostra quanto quella di noi tutti noi pari dign quella di noi.

La nostra di noi tutti noi pari.

Nostra, dunque, di tutti noi tutti la nostra, dunque, non solo nostra di noi tutti la nostra, di tutti la nostra di noi, la nostra, la nostra di tutti noi di noi, dunque, di tutti noi.

di noi, dunque, nostra di tutti noi di nostra, nostra di, nostra di tutti noi di.

Nostra, dunque, nostra di tutti i nostri: nostra, dunque, nostra di, nostra.
L’nazionale.
L’nella nostra, di tutti noi, nostra di, nostra di, di tutti noi nostra.
Di, nostra, di tutti.
Nostra di, dunque, nostra.

Nostra.
Nostra di tutti.
Di tutti.

Nostra di tutti, nostra di tutti noi.

Di tutti.
Di tutti, nostra di tutti noi.
L’evento, nato nel 2009 con l’ambizioso obiettivo di catalizzare lo sviluppo della *blue economy*, attira quest’anno un panorama internazionale variegato, con rappresentanze provenienti da oltre quaranta nazioni asiatiche, venti africane e una decina del Sud America.

L’apice di questa pluralità diplomatica è segnato dalla partecipazione di due delegazioni israeliane: una rappresentanza della Marina militare e un gruppo politico-militare focalizzato sulla negoziazione di forniture di armamenti.
Questa presenza ha immediatamente innescato un’ondata di contestazione.
Gruppi di attivisti locali, riuniti sotto la sigla “Rete Pace e Disarmo”, hanno lanciato un appello urgente alle istituzioni coinvolte, richiedendo la revoca del patrocinio alla manifestazione.
Le motivazioni addotte sono profonde e gravissime: le ripetute e gravi violazioni del diritto umanitario e internazionale commesse dalle forze armate israeliane, culminate nello sterminio sistematico della popolazione di Gaza e dei territori palestinesi occupati a partire dal 7 ottobre 2023.
La presenza israeliana non è l’unico elemento critico.

L’elenco degli invitati include anche regimi riconosciuti per la loro repressione interna, come Arabia Saudita, Egitto, Marocco e Turkmenistan, configurando Seafuture come un forum che accoglie attori con storie contrastanti in materia di diritti umani e libertà civili.
L’opposizione si traduce in un’azione concreta: una mozione di boicottaggio nei confronti del governo di Tel Aviv è stata presentata in consiglio comunale a La Spezia, la città ospitante.

Un ampio fronte di associazioni e organizzazioni, tra cui Arci, Acli, Cgil, Anpi, Caritas ed Emergency, ha appoggiato l’iniziativa, sottolineando la necessità di prendere posizione in merito alle accuse di crimini di guerra e violazioni dei diritti fondamentali.
Parallelamente, la coalizione “Restiamo Umani – Riconvertiamo SeaFuture” sta organizzando una mobilitazione pubblica per il 27 settembre, due giorni prima dell’apertura della fiera, con l’obiettivo di spingere per una trasformazione radicale dell’evento.

La richiesta è chiara: SeaFuture dovrebbe tornare a concentrarsi sulla sua missione originaria di promozione della sostenibilità ambientale e della transizione verso un’economia blu più responsabile.

Le voci discordanti si fanno sentire anche all’interno del Partito Democratico.
Gruppi regionali e comunali esprimono preoccupazione e sollecitano la revoca del patrocinio, in particolare in relazione all’invito rivolto alla Marina israeliana.

Il segretario genovese dei dem, Simone D’Angelo, ha espresso in modo diretto l’opinione che, in un contesto di drammatica sofferenza per il popolo palestinese, è imperativo assumere posizioni nette contro chi alimenta conflitti e massacri.

La questione sollevata va al di là di una semplice dissenso politico, toccando temi di giustizia, responsabilità e rispetto dei diritti umani fondamentali in un contesto internazionale sempre più complesso e polarizzato.

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